Contrariamente a quanto finora immaginato, gli spermatozoi si aiutano a vicenda per raggiungere la meta
La strenua corsa della massa di spermatozoi in cui il singolo lotta contro tutti per prevalere sugli altri e raggiungere il suo scopo ultimo, fertilizzare la cellula uovo, è meno comune di quanto si immagini. Cooperazione e altruismo sono spesso degli elementi essenziali anche nell’accoppiamento e nella fertilizzazione.
È quanto emerge da una recente ricerca condotta da Tommaso Pizzarri del Dipartimento di Zoologia dell’Università di Oxford e Kevin Foster del Centre for Systems Biology dell’Università di Harvard (Massachusetts, USA) e pubblicata su Plos Biology.
I ricercatori hanno studiato diversi gruppi di animali vertebrati e invertebrati e hanno scoperto che è molto comune che le cellule dello sperma formino dei gruppi, grandi anche centinaia di individui. Gli spermatozoi dei coleotteri Dytiscus marginalis, per esempio, hanno una parte piatta che permette loro di accoppiarsi facilmente e, attaccati per la testa, usare le due code per nuotare più velocemente. Nel mosca Parachauliodes japonicus, gli spermatozoi formano gruppi di centinaia di individui che nuotano sincronizzati verso le cellule uovo. Il ratto norvegese Rattus norvegicus e altri roditori hanno gli spermatozoi con un gancetto sulla testa che permette loro di unirsi e formare gruppi contententi anche alcune centinaia di cellule, e nuotare così più velocemente. Anche gli spermatozoi del porcospino Tachyglossus aculeatus formano grandi gruppi che, incollati insieme, presentano dei vantaggi nel movimento. Gli spermatozoi dell’opossum americano, invece, allineano le loro teste e, nuotando sincronizzati, riescono ad aumentare la velocià e a muoversi lungo una traiettoria più rettilinea.
Ma perché serve cooperare con i propri compagni di viaggio e nuotare più velocemente per raggiungere la meta più in fretta? Consideriamo una femmina e un maschio che si accoppiano. Il maschio ha tutto l’interesse affinché tutte le cellule uova disponibili vengano fertilizzate. Ma, dal suo punto di vista, tutti gli spermatozoi sono equivalenti. Ogni singolo spermatozoo cerca di arrivare ma al maschio non importa quale sia: per lui sono tutti uguali, basta che ne arrivino il più possibile.
La situazione cambia se, dopo, la femmina si accoppia con un altro maschio. In questo caso i due maschi sono in competizione diretta per fertilizzare il maggior numero di cellule uova disponibili con il proprio sperma. Se c’è la presenza di altro sperma, ecco che l’interesse del maschio e quello dei singoli spermatozoi convergono, e questo conduce a un comportamento più cooperativo delle cellule di sperma dello stesso maschio. Le cellule dello stesso maschio adottano dei comportamenti che giustificano ciò che viene previsto dall’evoluzione sociale, e che è stato osservato direttamente nei casi descritti: che la selezione naturale favorisca dei comportamenti altruistici.
Secondo gli autori della ricerca, la capacità degli spermatozoi di esprimere i propri geni dimostra che non sono dei semplici automi al servizio del maschio, ma degli agenti semi-indipendenti con i propri scopi evolutivi, e che il rapporto tra il maschio e i suoi spermatozoi è più complesso di quanto considerato finora.
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