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George il solitario ha trovato compagnia

Da 36 anni i ricercatori tentano di far riscoprire alla tartaruga gigante delle Galápagos, ultima della sua sottospecie, le gioie del sesso. Forse gli sforzi hanno finalmente dato frutto.

Tartaruga gigante

Otto uova, in buone condizioni, sono state trovate martedì mattina nel recinto dove George il Solitario, ultima tartaruga della sua sottospecie, vive dal 1972, nel parco della stazione di ricerca Charles Darwin sull'isola di Santa Cruz, alle Galápagos. Già a fine luglio i ricercatori avevano recuperato nove uova, quattro delle quali erano però ridotte a pezzi.

Le Galápagos sono l'unico luogo al mondo in cui si possono trovare le tartarughe della specie Geochelone nigra, le più grandi sul pianeta. Discendenti da un'unica specie arrivata probabilmente sull'arcipelago spinta dalle correnti qualche milione di anni fa, ai tempi in cui Darwin navigò tra le isole si contavano quattordici sottospecie e 200.000 individui. Oggi le sottospecie sono solo undici, per un totale di non più di 17.000 individui, e l'estinzione della Geochelone nigra abingdoni dipende dalla sorte di un unico superstite: George il solitario, appunto.

Avvistato per la prima volta nel 1971 sull'isola di Pinta, dopo un anno George venne trasferito in un recinto alla stazione di ricerca insieme a due femmine della specie dall'aspetto più simile (si scoprì solo in seguito che è un'altra la specie geneticamente più vicina), nella speranza che avesse voglia di diventare papà di una covata di tartarughine mezzosangue. Cominciò subito il lavoro per risvegliarne il desiderio. Nel 1993 la giovane zoologa svizzera Sveva Grigioni passò con George quattro mesi, ma le arti erotiche infallibili con le altre tartarughe, come le carezze intime con secrezioni di tartaruga femmina, riuscirono solo a fargli tentare qualche goffo approccio non molto convinto. Tutte fatiche vane – fino a questa fine luglio.

Le tredici uova superstiti sono al sicuro in incubatrice, in attesa dei primi segni di sviluppo: bisognerà aspettare quattro mesi per sapere se sopravvivranno. Nelle tartarughe delle Galápagos, come in diverse specie di rettili, il sesso non è determinato da particolari cromosomi ma dalla temperatura a cui sono tenute le uova. Dopo anni di sperimentazione, alla stazione di ricerca conoscono le temperature giuste per ottenere tartarughe maschi, più basse, o femmine, più alte. "Stiamo cercando di ristabilire una popolazione, è più importante avere un buon numero di femmine", spiegano i ricercatori, e alzano il termostato a ventinove gradi e mezzo.

E poiché mater certa est, pater numquam,  i ricercatori sperano di ricavare dalle uova trovate in frantumi abbastanza materiale genetico per un test di paternità che sciolga ogni dubbio.

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