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Estinti i delfini dello Yangtze

Secondo una recente spedizione, i delfini del fiume Yangtze, da anni nella lista rossa dell’UNCN, sono definitivamente estinti a causa del degrado delle condizioni ambientali e dello sfruttamento antropico della zona

Il delfino dello Yangtze (Lipotes vexillifer)

I delfini dello Yangtze non esistono più: sono i primi cetacei vittima dell’attività antropica.

Dopo una vana ricerca durata sei settiane, gli scienziati non sono riusciti a trovare nemmeno un esemplare del delfino dello Yangtze, conosciuto anche come baiji, nel suo habita naturale in Cina. Propongono quindi di inserirlo ufficialmente nella categoria degli animali  “probabilmente estinti”. Secondo loro,  inoltre, non c’è più alcuna speranza di far rinascere la specie attraverso dei programmi di allevamento in cattività.

Nel corso della spedizione realizzata tra novembre e dicembre 2006, i ricercatori a bordo di due barche hanno scandagliato il fiume alla ricerca dei delfini, usando idrofoni per rilevare il loro tipico fischio subacqueo.

Avevano programmato di trasferire tutti i delfini ancora in vita in un vicino lago e iniziare un programma di allevamento, una delle tecniche di conservazione in atto dal 1986.

I delfini del fiume Yangtze, Lipotes vexillifer, sono stati da tempo riconosciuti come una dei mammiferi  più rari e a rischio. Per questo sono diventati una delle priorità massime del programma EDGE of existence della Società Zoologica di Londra (GB).

Tuttavia, la speranza di salvare questi delfini si è andata spegnendosi durante la spedizione dello scorso anno, confessa Samuel Turvey della Società Zoologica di Londra. La World Conservation Union (UNCN) sta valutando la proposta di modificare la definizione del Lipotes vexillifer nella sua Lista rossa delle specie in pericolo da specie “gravemente a rischio” a “gravemente a rischio – probabilmente estinta”.

Randall Reeves dell’IUCN ha dichiarato a “New Scientist” che la proposta verrà senz’altro accettata e la modifica verrà inclusa nella nuova edizione della Lista rossa prevista per il 12 settembre.

Trovati originariamente nella Cina orientale nel corso medio e basso dello Yangtze,  i baiji popolavano anche il vicino fiume Qiantang, da cui sono però scomparsi negli anni Cinquanta. Alla fine degli anni Settanta, gli scienziati cinesi stimarono che nello Yangtze e nei canalli laterali ne fossero rimasti ancora circa 400 esemplari. Vent’anni dopo ne rimanevano probabilmente soltanto 13.

Il declino dei delfini è stato probabilmente provocato dalle barche di pescatori, nelle cui eliche i delfini rimanevano accidentalmente intrappolavano. È accertato che almeno la metà delle morti di delfini tra gli anni Settanta e Ottanta sono da attribuire a questa causa.

L’ultimo avvistamento confermato di baiji si è verificato nel 2002, lo stesso anno in cui è morto l’unico esemplare vivente in cattività – un maschio chiamato Qi Qi. Da allora in tre occasioni i pescatori hanno dichiarato di avere avvistato dei delfini, tuttavia questi avvistamenti non sono stati confermati.

Secondo Turvey non è da escludere completamente la possibilità che alcuni esemplari vivano ancora nei canali laterali dello Yangtze e che non siano stati avvistati durante la ricognizione. Purtroppo tutti i canali laterali sono troppo piccoli per accogliere e mantenere una popolazione.

Gli scienziati avvertono che la stessa sorte potrebbe capitare anche alla sottospecie Neophocaena phocaenoides che vive solo nello Yangtze ed è già estremamente rara.

Secondo gli scienziati l’estinzione dei baiji “riflette lo stato di progressivo deterioramento ecologico della regione dello Yangtze, sede di circa il 10% della popolazione mondiale”. Durante la spedizione hanno rilevato la presenza di una densità altissima di grandi barche da pesca, più di una barca ogni 100 metri di fiume.

Attualmente il cetaceo maggiormente a rischio di estinzione è il Phocoena sinus nel Golfo della California, chiamato anche vaquita, dei quali rimangono qualche centinaio di esemplari. Anche in questo caso la minaccia peggiore è la cattura accidentale.

Catherine Brahic

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