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Un dito artificiale per studiare il tatto

Quali sono le caratteristiche di un oggetto che fanno sì che ci piaccia toccarlo più che un altro? Un dito aritificiale è stato inventato appositamente per trovare la risposta.

Che cosa ha di particolare la pelliccia di un gatto per farci venire spesso voglia di accarezzarla, o che segreti nasconde la presa gommosa di un oggetto per farci venir voglia di afferrarlo esattamente in quel punto?

Ad aiutarci a scoprirlo sarà una nuova invenzione che arriva dal mondo dell'intelligenza artificiale: si tratta di un dito costruito interamente in laboratorio, che è in grado di indicare e analizzare le caratteristiche tattili di ogni oggetto che "tocca".

Cathy Barnes e colleghi all'Università di Leeds, nel Regno Unito, stanno costruendo un dito artificiale a grandezza naturale, fatto di gomma e di silicone.

Per scoprire e avere una misura di quanto un materiale risulta liscio o ruvido al nostro tatto, hanno collocato un campione di vari tipi di materiale su una piattaforma sensibile alla pressione, e hanno costruito un sistema meccanico che fa in modo che il dito artificiale ci scivoli sopra.

Un software compara quindi due misure, quella della pressione registrata dalla piattaforma e quella applicata dal dito artificile: in questo modo è in grado di determinare l'attrito e quindi il livello di ruvidità del materiale.

Allo stesso tempo, il software è in grado di misurare in quale misura il materiale analizzato è stato in grado di assorbire la spinta verso il basso applicata dal dito, comparando la forza esercitata dal dito stesso con quella misurata dalla piattaforma.

Normalmente, i materiali più molli assorbono maggiormente questa spinta verso il basso. Nel frattempo, un sensore localizzato sulla punta del dito artificiale misura costantemente la temperatura.

I ricercatori vorrebbero ora realizzare un esperimento con alcuni volontari che siano disposti a toccare diversi tipi di materiali e descrivere le sensazioni che sentono per ciauscuno di essi, per vedere se coincidono con quelle fornite dal dito artificiale.

In questo modo sperano di raccogliere tutti i dati possibili legati a levigatezza, morbidezza e temperatura associate con una serie di possibili sensazioni tattili.

Infine, i ricercatori prevedono di utilizzare queste informazioni per sviluppare nuovi tipi di materiali utilizzati per impacchettare.

"Si fanno tanti studi sull'importanza del design e dell'apparenza di scatole e pacchetti di qualsiasi tipo di prodotto, pero non sappiamo quasi nulla sul ruolo del tatto, ovvero che ruolo giochino le sensazioni che arrivano dalle nostre dita nel momento in cui decidiamo di comprare un oggetto", speiga Cathy Barnes, che dirige anche la Faraday Packaging Partnership di Leeds.

"Immaginate che affetto farebbe un contenitore di per succhi di frutta che sia morbido e delicato come la pelle di una pesca", conclude.

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