Sembra che riconoscere l’ambiente attraverso i segnali sonori sia per i pipistrelli un compito più facile di quanto pensato finora. Un algoritmo dimostra come e perché
Per orientarsi nello spazio e per cercare il cibo, i pipistrelli mandano continuamente dei segnali sonori: l’eco di ritorno viene analizzata dal sistema uditivo per ricostruire una mappa dello spazio in cui si muovono. È probabile che il riconoscimento della vegetazione sia molto importante sia per l’orientamento che per la ricerca di cibo. Per ottenere dei punti di riferimento, sicuramente i contorni delle zone con vegetazione sono fondamentali. Inoltre è importante distinguere i prati, dai cespigli e dagli alberi ecc. perché questo è un buon indicatore di dove si trovano le prede migliori.
In tutti i casi i pipistrelli, nei loro voli apparentemente caotici e disordinati, devono essere in grado di classificare i diversi tipi di vegetazione da una distanza sufficientemente grande, fino ad alcuni metri. Il comportamento dei pipistrelli indica in effetti che sono in grado di capire la struttura dell’ambiente, e alcune specie riescono addirittura a distingure le conifere dagli alberi con foglie larghe, oppure riescono a distinguere le diverse parti di una pianta come i frutti e i fiori.
Le eco riflesse dalla vegetazione sono segnali stocastici molto complessi: dal punto di vista del segnale acustico una pianta è una matrice tridimensionale di foglie che riflette il segnale emesso dal pipistrello. Il segnale che riceve il pipistrello è dunque una sovrapposizione di molte eco e la sua interpretazione sembra essere tutt’altro che facile, e non sappiamo ancora come i pipistrelli riescano in questo compito.
Ora quattro ricercatori tedeschi, Yossi Yovel, Matthias Otto Franz, Peter Stilz, Hans-Ulrich Schnitzler (dell’Istituto di Zoologia dell’Università di Tuebingen, e del Max-Planck-Institute di Cibernetica biologica di Tuebingen e dell’Università di Costanza, tutti in Germania), hanno scoperto che la vita dei pipipstrelli è forse più semplice di quanto ci aspettassimo. Hanno scoperto un metodo abbastanza facile per la classificazione dei segnali utilizzando un grande database di eco prodotte da piante che sono state irradiate con dei segnali ultrasonici simili a quelli dei pipistrelli.
L’algoritmo usato dimostra che le eco ultrasoniche emesse da una pianta contengono molte informazioni sulla specie della pianta, informazioni che possono essere facilmente estratte attraverso un’analisi biologica piuttosto semplice e plausibile. Questo algoritmo è in grado di classificare le eco delle piante create da un sonar che emette frequenze tipiche dei segnali dei pipistrelli.
Secondo questi risultati quindi la classificazione delle piante potrebbe essere più semplice di quanto si pensasse finora e fornisce qualche indizio per la comprensione del comportamento di questi animali, ancora un po’ misteriosi, e su possibili esperimenti per comprendere meglio le loro capacità.
La ricerca è stta pubblicata su PLoS Biology.
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