Una corte americana giudica illegali le pretese della multinazionale del farmaco nei confronti di JAMA e NEJM
Tutto nasce da una causa intentata da alcuni cittadini nei confronti della Pfizer: due farmaci contro l’artrite messi in commercio dalla casa farmaceutica sono stati collegati ad alcuni effetti collaterali piuttosto gravi. La multinazionale, per difendersi ha a sua volta citato alcune testate scientifiche, fra le quali il New England Journal of Medicine (NEJM) e il Journal of the American Medical Association (JAMA), per ottenere informazioni su testi non pubblicati e articoli peer-reviewed che hanno studiato i farmaci in questione. Due giorni fa però un giudice federale di Boston, ha respinto la loro richiesta.
In risposta alle pressioni della Pfizer gli editor di entrambe le riviste avevano obiettato che fornire questi documenti poteva ledere il processo di peer-review, che si fonda sulla riservatezza e che lascia i revisori liberi di essere sinceri e schietti nei loro giudizi. Il mese scorso un giudice di Chicago si era trovato d’accordo con la posizione di JAMA e aveva respinto la richiesta della multinazionale.
Oggi anche NEJM ha vinto la sua causa. A differenza della corte di Chicago, il magistrato Leo Sorokin del distretto del Massachusetts, concorda con il fatto che l’informazione richiesta dalla Pfizer – che la compagnia in ultima analisi ha ridotto ad alcuni commenti anonimi forniti agli autori – potrebbe essere rilevante per la difesa della casa farmaceutica, nella causa intentata dai cittadini. Allo stesso tempo però ha giudicato che “l’interesse di NEJM di mantenere la riservatezza nel processo di peer-review è molto importante a sua volta… e che se devo fare una graduatoria, allora scelgo NEJM.”
Gli editor di NEJM, naturalmente ringraziano…
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