Il gigante farmaceutico internazionale ha usato del ghost writer per pubblicare degli articoli sui test di un loro antidolorifico e modificare i dati sulla mortalità
La storia si svolge tra il 1994 e il 2004, durante una causa contro la Merck a proposito del Vioxx, un antidolorifico prodotto dalla Merck, che è stato poi ritirato dal mercato. All’epoca erano stati scritti migliaia di articoli nell’ambito dell’azione legale. Da un articolo pubblicato questa settimana sul Journal of the American Medical Association (JAMA, 299, 1800–1812; 2008) sembra che la Merck abbia fortemente manipolato i dati per nascondere gli effetti negativi del rofecoxib, il principio attivo contenuto nel farmaco.
La Merck faceva progettare ed eseguire i testi clinici da personale interno, che poi eseguiva anche l’analisi dei dati e scriveva l’articolo per presentare i risultati della ricerca. I nomi dei veri autori venivano poi omessi nella pubblicazione finale, o nascosti in posizioni irrilevanti, e sostituiti con nomi di accademici al di sopra di ogni sospetto. Naturalmente questo conferiva alla ricerca un’autorevolezza scientifica, nascondendo la parzialità dei risultati.
L’inganno è stato scoperto da Joseph Ross e i suoi colleghi della Mount Sinai School of Medicine di New York, che hanno analizzato 250 articoli relativi al caso del Vioxx, e hanno scoperto che in tutti i casi in cui è stato possibile risalire alle bozze degli articoli compariva come autore un dipendente della Merck che poi scompariva nella versione finale pubblicata.
Ross e colleghi hanno anche trovato documenti che descrivono come i dipendenti dell’ufficio marketing della Merck preparavano i progetti per gli articoli, trattavano con case editrici mediche per definire i ghost writer, reclutavano ricercatori esterni legati a istituzioni scientifiche per essere autori. Gli autori esterni ricevevano un compenso per la collaborazione.
Un’altra ricerca parallela, sempre pubblicata sul Journal of the American Medical Association (299, 1813-1817, 2008), dimostra un’enorme discrepanza, tra gli articoli pubblicati e quelli dei rapporti interni della Merck, sui dati relativi alla mortalità legata all’assunzione del farmaco.
Sembra quindi che la Merck abbia veramente manipolato a suo favore decine di pubblicazioni, accusa che viene naturalmente respinta dai portavoce dell’industria.
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