Intervenendo sulla produzione di proteine con tecniche di silenziamento genico, i ricercatori sono convinti di poter produrre nel prossimo futuro il contraccettivo perfetto.
Secondo i ricercatori, una tecnica di silenziamento di gene che impedisce allo sperma di legarsi alle cellule uovo potrebbe un giorno diventare il tipo di contraccettivo definitivo.
Nei loro esperimenti preliminari, gli scienziati hanno usato una tecnica chiamata RNA interference per bloccare una proteina alla base della capacità dello sperma di legarsi sulla superficie delle cellule uovo umane e murine.
Per i genetisti questo approccio consentirebbe di evitare gli effetti collaterali nocivi del controllo ormonale della nascita. Nonostante ciò, ci tengono a sottolineare che, per il momento, sono in possesso solo di dati preliminari e che ci vorranno anni prima di capire se la tecnica funzionerà negli esseri umani.
Gli esperti sostengono che c’è un grande bisogno di miglioramenti nel campo della contraccezione perché i tradizionali preservativi riducono drasticamente le sensazioni fisiche, mentre gli strumenti intrauterini (IUDs) – piccoli articoli in plastica o rame inseriti all’interno dell’utero – in alcuni rari casi possono provocare infertilità. Le pillole a controllo ormonale, poi, hanno tra i loro effetti collaterali potenziali l’aumento del peso corporeo, i repentini sbalzi di umore e, in casi più rari, anche ingenti perdite di sangue.
“In generale – sostiene Zev Williams del Brigham and Women’s Hospital di Boston, nel Massachusetts – c’è bisogno di una nuova classe di contraccettivi perché le donne hanno veramente poche alternative”.
Per esplorare questa possibilità, Williams e i suoi colleghi hanno indagato il ruolo delle proteine trovate nella zona pellucida, una membrana che circonda le cellule uovo. Lo sperma, infatti, si lega a queste proteine di superficie come primo passo per poi penetrare e fertilizzare l’ovulo.
Nei suoi esperimenti di laboratorio, il Dottor Williams ha dimostrato che i topi geneticamente predisposti all’assenza della proteina 3 della zona pellucida (ZP3) erano del tutto sterili. Incoraggiato da questo risultato, poi, Williams ha cercato di vedere se la tecnica RNA interference potesse interrompere la produzione di ZP3 anche nelle cellule umane.
A causa degli ostacoli logistici ed etici nell’ottenere cellule umane, i ricercatori si sono concentrati su una linea cellulare derivante dal rene di un embrione umano dell’inizio degli anni Settanta. In seguito hanno lavorato su queste cellule per trovare il codice genetico attivo per la ZP3 che di solito è prodotta solo da circa dieci uova mature dell’ovaie ogni mese.
Il team ha poi esposto queste cellule al trattamento RNA interference che sfrutta piccoli frammenti genetici da legare all’RNA messaggero responsabile della produzione di ZP3. Questo passo ha creato una molecola di RNA doppiamente intrecciata che viene distrutta dagli enzimi delle cellule che la considerano intrusa.
Williams ha constatato che questa tecnica riduce la produzione di ZP3 di oltre il 95 per cento nelle cellule umane. Per esempio, una molecola di controllo destinata a legarsi all’RNA per un’altra proteina non ha sortito alcun effetto sui livelli di ZP3. Martedì scorso, a Washington, il team ha presentato i suoi risultati all’annuale incontro della Società Americana di Medicina Riproduttiva.
Adesso i ricercatori sperano che questa tecnica blocchi la gravidanza nei topi con la semplice iniezione endovenosa. Se questi futuri esperimenti daranno i risultati sperati, il team crede che l’RNA interference somministrato sotto cute o per supposte vaginali possa funzionare nelle donne.
Eppure lo stesso Williams è dell’avviso che questa tecnica influenzi soltanto la produzione di ZP3 in un piccolo numero di uova presenti ogni mese nelle ovaie e non l’intera riserva di uova.
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