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Pelle umana riprogammata per formare cellule staminali

Cellule in tutto e per tutto uguali a quelle staminali sono state generate a partire da cellule della pelle del paziente stesso, e sono in grado di produrre tessuti di diversi organi

Cellule umane in coltura

Finalmente è stata raggiunta una pietra miliare nelle tecnologia collegata alle cellule staminali: è oggi possibile trattare i pazienti con tessuti fatti con le loro proprie cellule. Inoltre i tessuti possono essere generati senza estrarre le cellule da embrioni umani, cosa che ha finora rappresentato un ostacolo etico non indifferente alla ricerca sulle staminali.

Un gruppo di ricerca in Giappone e uno negli Stati Uniti hanno indipendentemente dimostrato che è possibile produrre cellule uguali alle cellule staminali direttamente dalla pelle del paziente senza bisogno di creare o distruggere un embrione umano clonato in precedenza. Dolly, la più famosa pecora del mondo, fu generata utilizzanto il metodo embrionico.

Oggi invece, è sufficiente esporre le celllule della pelle umana a quattro interruttori genetici naturali, noti come fattori di trascrizione. Entrambi i gruppi sono riusciti, utilizzando questi interruttori genetici, a riprogrammare in provetta le cellule della pelle per farle diventare delle cellule in tutto e per tutto uguali a quelle staminali, che hanno la capacità di trasformarsi in cellule di qualsiasi tessuto del corpo umano.

I due gruppi hanno utilizzato dei virus contenenti i quattro geni per introdurre i fattori di trascrizione all’interno delle cellule della pelle. Hanno poi dimostrato che in questo modo è possibile produrre tessuti del cervello, del cuore e di altri organi.

“Ora siamo in grado di generare cellule staminali specifiche per ogni paziente e per ogni malattia, senza usare ovuli o embrioni umani,” dichiara Shinya Yamanaka dell’Università di Tokyo, responsabile del gruppo giapponese. “Queste cellule dovrebbero essere utili nella comprensione dei meccanismi con cui agiscono certe malattie, nella ricerca di farmaci efficaci e senza rischi e nel trattamento di pazienti con la terapia cellulare.”

Dato che queste cellule hanno le stesse potenzialità delle cellule staminali, “dobbiamo cercare un modo per evitare i retrovirus prima della terapia cellulare,” dice Yamanaka, che potrebbero causare dei tumori.

“Questo lavoro è un traguardo scientifico straordinario,” dice Bob Lanza dell’Advanced Cell Technologies in Massachusetts (USA). “Tuttavia siamo ancora lontani dalla meta, ed è necessario mitigare l’entusiasmo con un po’ di prudenza.” Secondo Lanza il successo definitivo dipenderà dalla capacità di trovare strade alternative per generare queste cellule: “La Federal Drugs Administration non ci permetterà mai di utilizzare in pazienti cellule modificate con virus.”

“Avere due metodi per riprogrammare le cellule potrebbe aiutarci a capire come funziona il processo di riprogrammazione,” aggiunge Robin Lovell-Badge del National Institute of Medical Research di Londra. “Tuttavia non dobbiamo abbandonare completamente la ricerca sugli embrioni. È sempre meglio tenere aperte tutte le strade di ricerca per avere le più ampie possibilità di successo.”

La ricerca è stata pubblicata su “Cell” (DOI: 10.1016/j.cell.2007.11.019),
e “Science” (DOI: 10.1126/science.1151526).

Andy Coghlan

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