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Campi magnetici a bassa intensità per vedere il cervello

Un nuovo dispositivo per la risonanza magnetica utilizza campi magnetici a intensità ultra-bassa riducendo i costi e con vantaggi per medici e pazienti

Variabilità della corteccia cerebrale

Secondo un recente studio, è sufficiente un campo magnetico a bassa intensità per vedere chiaramente attraverso il cranio. Si tratta di una tecnica di imaging di risonanza magnetica (MRI) a intensità ultra-bassa, che ha scattato la prima sfocata fotografia del cervello umano, mostrandone sia la struttura che l’attività.

Gli scanner a risonanza magnetica riprendono il corpo umano rivelando come gli atomi di idrogeno rispondono ai campi magnetici. Normalmente richiedono campi magnetici di alcuni tesla, da 10.000 a 100.000 volte superiori al campo magnetico terrestre. I potenti magneti necessari per queste apparecchiature le rendono costose e pericolose per le persone che abbiamo protesi metalliche, dato che l’intenso campo magnetico può muoverle o riscaldarle provocando dei danni ai tessuti vicini.

Il nuovo dispositivo colpisce il campione con un campo magnetico di 30 millitesla, circa 100 volte inferiore a quello di una normale risonanza magnetica. Poi cattura le immagini del campione in esame usando un campo magnetico un po’ più forte, di 46 microtesla, confrontabile con il campo magnetico terrestre.

La prima immagine presa con il nuovo strumento è stata il cervello del capo del gruppo di ricerca Vadim Zotec del Los Alamos Laboratory del Nuovo Messico (USA).

“Il costo di una risonanza magnetica può essere ridotto drasticamente,” dichiara Zotec a “New Scientist”. Il nuovo strumento usa diversi sensori ultrasensibili chiamati SQUID, che sta per superconducting quantum interference device cioè “dispositivo a interferenza quantistica a superconduzione”, che deve essere mantenuto a temperatura molto bassa. “La parte più costosa dello strumento è l’elio liquido criostato, che costa circa 20.000 dollari,” aggiunge Zotev.

La risonanza magnetica con campi magnetici ultra-bassi è stata realizzata per la prima volta nel 2004 con un unico SQUID da un gruppo guidato da John Clarke dell’Università della California a Berkeley (USA), ma permetteva di fotografare solo oggetti non più grandi di una mela. Il nuovo strumento usa sette SQUID e riesce a fotografare oggetti molto più grandi.

Per fare un esame a risonanza magnetica con gli strumenti attualmente a disposizione negli ospedali, il paziente deve infilarsi in un lungo tubone, mentre la risonanza magnetica con campi ultra-bassi può essere molto più aperta. “La risonanza magnetica con campi dell’ordine dei microtesla è più adatta ad analisi in ambienti chirurgici rispetto a quella con campi  magnetici più intensi,” dice Zotev. “Alcuni strumenti medici possono essere comodamente sistemati dentro lo scanner, compresi dei robot chirurgici,” conclude Zotev.

Tuttavia la risonanza magnetica a bassa intensità non è stata ancora testata su animali e persone con protesi metalliche. “Sarebbe sbagliato sostenere che sia assolutamente innocua,” dice Zotev.

Dato che il nuovo strumento può essere usato anche per effettuare magnetoencefalogrammi, rivelando i deboli campi magnetici prodotti dall’attività elettrica del cervello, potrebbe forse essere utile ai chirurghi per identificare le aree del cervello con attività anomala, come nel caso dell’epilessia.

(“Journal of Magnetic Resonance”, vol.179 p.146)

Mason Inman

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