È stata completata l’installazione del tracciatore al silicio del rivelatore di muovi CMS, che sarà parte di LHC, il grande acceleratore di particelle europeo in costruzione al CERN di Ginevra.
Il più grande rivelatore al silicio del mondo è stato installato a Ginevra, a novanta metri sotto terra. È una vera trappola per particelle e sarà il cuore del Compact Muon Solenoid (CMS), il più sofisticato rilevatore di muoni realizzato fino ad oggi. Il CMS sarà uno dei quattro strumenti principali del Large Hadron Collider (LHC ), il grande acceleratore di particelle in costruzione al CERN, il laboratorio europeo di Ginevra.
Come spiega Guido Tonelli (INFN), vice responsabile mondiale dell’esperimento CMS, “quando entrerà in funzione, il tracciatore ci permetterà di osservare le collisioni di particelle più complicate all’interno dell’acceleratore. Sarà come vedere per la prima volta un fiocco di neve al microscopio. Quello che ci appariva come un oggetto confuso e disordinato diventerà nitido e comprensibile. È così che cercheremo di scoprire il bosone di Higgs, cercando la sua firma inconfondibile fra miliardi di eventi prodotti dall’acceleratore”.
I sensori del rivelatore sono montati su lastrine di fibre di carbonio di uno spessore inferiore al millimetro, simili a quelle che vengono usate per i chip di memoria ma estremamente più sofisticate. Il tracciatore è fatto di 15.200 di queste piastrelle intelligenti che ricoprono una superficie di 205 metri quadri, come un campo da tennis. Ciascun sensore di CMS è ricavato da un unico chip di superficie 100 volte superiore a quelle tipiche della microelettronica più avanzata. Per questo la produzione delle piastrelle intelligenti è risultata un’impresa ai limiti della fattibilità anche per le aziende più avanzate del mondo.
C’è una forte presenza italiana in questa impresa. Prima di tutto, perché sono stati i fisici italiani dell’INFN ad averlo proposto quando tutto il mondo pensava che sarebbe stato impossibile costruire un rivelatore così sofisticato. L’INFN ha guidato il lavoro di ricerca e sviluppo che ha permesso di costruire i primi prototipi e di lanciare poi la produzione su scala industriale di questo gioiello della tecnologia. All’impresa hanno partecipato oltre 100 fisici e ingegneri, mentre la collaborazione internazionale che ha prodotto l’intero CMS è opera di più di mille persone di molti paesi diversi.
“Questo rivelatore ci dice che l’INFN è oggi un soggetto scientifico in grado di spingere l’industria nazionale a confrontarsi con la tecnologia d’avanguardia”, spiega Fernando Ferroni, presidente del comitato dell’INFN che si occupa degli esperimenti con gli acceleratori di particelle. “Le nostre ricerche riguardano la scienza di base, ma coinvolgono inevitabilmente le industrie italiane più innovative che, infatti, sono quelle che hanno costruito gran parte di questa macchina”.
Anche per Ettore Focardi, dell’INFN e dell’Università di Firenze, va sottolineato in particolare “il coinvolgimento delle industrie italiane di alta tecnologia nella costruzione della parte più interna del rivelatore, il Tib/Tid, che a fronte di un contributo dell’INFN di circa 14 milioni di euro (su un totale di 45) si sono aggiudicate commesse in gare internazionali per 16 milioni di euro in campi quali l’optoelettronica e la sensoristica avanzata, i materiali compositi ed elettronica e cavi speciali.”
Il Tib/Tid (Tracker Inner Barrel and Disks, di cui Ettore Focardi è responsabile) è stato completamente costruito in Italia e assemblato nei laboratori INFN di Firenze, Torino, Padova, Bari, Catania, Perugia e Pisa.
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