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Fiocchi di neve per prevedere uragani

Secondo un gruppo di ricercatori americani, osservando lo stato di condensazione dell'acqua nelle zone circostanti a un urgano sarebbe possibile prevedere con maggiore dettaglio i suoi spostamenti.

Un modello matematico per un tornado

Goccioline di pioggia e fiocchi di neve potrebbero essere un elemento chiave per poter comprendere, e di conseguenza in un certo senso controllare, i temporali più potenti che colpiscono il pianeta.

Per prevedere con un certo margine di anticipo in che direzione si muoverà un urgano i meteorologi normalmente utilizzano e combinano, attraverso specifici programmi informatici, le misurazioni di fenomeni osservabili su grande scala, come ad esempio cambi nella temperatura di mari e oceani, o sbalzi di pressione atmosferica.

Solo di recente il ricercatore Robert Fovell della University of California di Los Angeles, negli Stati Uniti, insieme al collega Hui Su del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena hanno suggerito l'importanza di un nuovo elemento finora sfuggito all'attenzione, e che potrebbe contribuire a rendere questi calcoli sempre più dettagliati.

Secondo gli studiosi, creando modelli e simulazioni del movimento della pioggia e dei piccoli pezzetti di ghiaccio che vengono trasportati dalle nuvole attorno all'uragano potrebbe permettere di realizzare previsioni ancora più precise sul movimento degli uragani stessi.

Per dimostrarlo i ricercatori hanno utilizzato una simulazione al computer dell'uragano Rita, apparso nel 2005, e la hanno riprodotta varie volte cambiando in ciascuna riproduzione un solo parametro: quello riferito al modo in cui il vapore acqueo attorno alla zona in cui era presente l'uragano andava condensandosi fino a formare gocce di ghiaccio e acqua.

Nella simulazione del caso in cui l'acqua nei dintorni rimaneva allo stato liquido, ovvero si convertiva in gocce di pioggia, il risultato è stato che il tornado si è diretto verso ovest attraverso il Golfo del Messico, fino a colpire la città di Huston.

Nel caso in cui invece venivano prodotti anche cristalli di ghiaccio e neve, Rita prendeva la direzione quasi opposta, verso nord-est, fino ad arrivare al Texas e la Luisiana, proprio come è successo due anni fa quando l'uragano ha colpito il sud degli Stati Uniti.

La dimensione stessa delle gocce di pioggia che si vanno formando nelle zone circostanti può essere significativa. Secondo Robert Fovell, più le gocce sono piccole e cadono lentamente, maggiore è la loro possibilità di coprire distanze elevate durante la loro caduta.

Una maggiore quantità di acqua condensata nelle zone più esterne porterebbe, secondo i ricercatori, a un aumento della pressione atmosferica e quindi maggiore tensione tra la zona centrale di bassa pressione e quelle più periferiche, portando a un aumento della velocità del vento.

In questo modo è possibile prevedere che in una situazione come quella appena descritta, la presenza di forti venti che si muovono in senso anti-orario porterebbe l'uragano a muoversi verso ovest.

La ricerca è stata pubblicata nella rivista Geophysical Research Letters.

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