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Niles Eldredge

Niles Eldredge

Educare alla biodiversità

Niles Eldredge, paleontologo e massimo esperto di trilobiti, autore, assieme al famoso biologo Steven Jay Gould, della teoria evolutiva degli equilibri punteggiati, racconta ad Anna Piseri la sua visione del mondo: evoluzione, conservazione, biodiversità e coscienza sociale.

9 febbraio 2007
Anna Piseri

Lei ha proposto un originale accostamento, tra il peperone quadrato di Asti, prelibatezza gastronomica dal gusto intenso, dolce e delicato, ottimo se cosparso di bagna càuda, e i trilobiti, organismi ormai estinti, a metà tra insetti e crostacei, diffusi nei mari terrestri dell'era paleozoica fino a 245 milioni di anni fa. Cosa c’entra la storia di un peperone con la perdita di biodiversità?


Mi ha incuriosito la storia di questo particolare peperone che rischia l’estinzione. È una varietà da sempre difficile e delicata, costosa e poco redditizia. A un certo punto molti orticoltori piemontesi hanno smesso di coltivarlo e si sono trasformati in floricoltori di tulipani. Nel frattempo sulle tavole italiane arrivano peperoni prodotti nelle serre olandesi: sono belli da vedere, costano la metà, ma sono infinitamente meno buoni! È una storia esemplare, perfettamente adatta a illustrare il problema della riduzione di biodiversità.


Come accade che un paleontologo, un evoluzionista esperto di vita del passato, cominci a preoccuparsi dei viventi di oggi e soprattutto del loro futuro in pericolo?


Ho passato gran parte della mia vita professionale a studiare cosa i fossili avessero da raccontarci sull'evoluzione. Sono sempre stato molto interessato alle estinzioni, un dato particolarmente evidente nella documentazione fossile. Da queste osservazioni è nata la teoria degli equilibri punteggiati. Con Steven Jay Gould abbiamo affermato che l'evoluzione non sarebbe un processo graduale, come descritto da Darwin, ma un susseguirsi di lunghe fasi statiche (di equilibrio), in cui le specie rimangono immutate, interrotte da improvvisi salti evolutivi, episodi puntuali causati da drastici cambiamenti ambientali. L'estinzione improvvisa di numerose specie porta alla nascita di molte altre, con caratteristiche nuove. Anche la nostra specie è in un certo senso il prodotto di questo meccanismo: se non si fosse verificata l'estinzione in massa della fine del Cretaceo, probabilmente i dinosauri dominerebbero ancora e i mammiferi non avrebbero approfittato del vuoto ecologico lasciato dai grandi rettili. Quando ho saputo che i biologi moderni erano preoccupati dal fatto che ci potremmo trovare proprio nel bel mezzo di un'estinzione in massa, ho voluto verificare se c'era qualcosa nelle estinzioni del passato che potesse essere utile per comprendere quella attuale. Mi è sembrato davvero un paradosso evolutivo: Homo sapiens, una specie figlia delle grandi estinzioni in massa del passato, ne sta producendo una nuova. La sesta, secondo l'ordine delle grandi estinzioni del pianeta, ma la prima di cui l'artefice è un'unica specie. Il ritmo è impressionante: scompare una specie ogni venti minuti! E non si tratta solo di peperoni, il pianeta ha più di 6 miliardi di abitanti umani, il doppio rispetto al 1943, l'anno in cui sono nato. Forse più di un terzo dell'umanità non ha accesso all'acqua potabile; la riduzione della biodiversità e il degrado degli ecosistemi hanno effetti diretti sulla salute umana, tutto è in pericolo: l'acqua, le risorse alimentari e il futuro stesso dell'umanità. È un grande problema, ma rispetto al passato c'è una novità: siamo qui e possiamo intervenire.


Lei dirige la divisione invertebrati dell'American Museum of Natural History di New York e si è occupato di allestire la Hall of Biodiversity: un monumento alla bellezza della vita nella quale, lungo un muro di circa trenta metri, si trovano esposti artisticamente centinaia di campioni tratti da ognuna delle 27 suddivisioni della vita, dai batteri ai limuli.


Il museo ha 3 milioni di visitatori all'anno, due terzi dei quali sono bambini. Abbiamo voluto trasmettere un messaggio soprattutto alle giovani generazioni, pertanto si è cercato di renderlo il più semplice possibile. E cosa c'è di più semplice dell'ammirazione della bellezza della natura? Infatti è vero che l'urgenza di salvaguardare la biodiversità nasce da riflessioni utilitaristiche, in primo luogo la conservazione di risorse preziose per la salute umana, visto che sono stimate in 40.000 le specie da cui l'uomo dipende per cibo, riparo, vestiti, carburanti e medicine. Ma c'è anche una motivazione molto più profonda che ha origine dalla combinazione di considerazioni estetiche ed etiche.


L'osservazione della natura non è solo una lezione di estetica. In un'epoca in cui il liberismo sembra essere l'unica soluzione dei problemi economici e sociali, è interessante ascoltare ciò che Lei coglie nel comportamento di alcuni nostri stretti parenti, le scimmie antropomorfe.


Ho visto un documentario su come vivono i gorilla in Africa: si costruiscono una sorta di accampamento per la notte, con le piante raccolte in situ, al mattino si alzano e abbandonano tutto per costruirsi un nuovo nido altrove la sera successiva. Questa strategia ha funzionato anche per gli esseri umani, per molti e molti anni, ma ora siamo in troppi e non ce lo possiamo più permettere!

Una questione di fiducia

Mario Riccio Mario Riccio

La conclusione del “caso Englaro” non chiude la questione spinosa della legge sul testamento biologico che in Italia ancora manca e anzi, se come è probabile, verrà votata in questi giorni una legge circoscritta unicamente all'alimentazione e all'idratazione artificiale dei pazienti incapaci di provvedere a se stessi, si rischia di cadere nel caos più assoluto. Come spiega Mario Riccio, medico “Che ha fatto la volontà di Piergiorgio Welby” come recita il titolo di un suo libro – e che è stato assolto l'anno scorso dall'accusa di “omicidio consenziente” - non saranno solo i cittadini a farne le conseguenze, ma anche i medici che si troveranno ad affrontare situazioni sempre più complicate e pazienti sempre meno fiduciosi.

Federica Sgorbissa

11 febbraio 2009

Una legge sul testamento biologico

Boniolo Giovanni Giovanni Boniolo

Il caso Englaro - Beppino Englaro il padre di Eluana, una donna in coma per 17 anni, dopo varie battaglie legali ha ottenuto la sospensione delle cure che tenevano in vita la figlia scatenando così la forte opposizione da parte del Governo Italiano -, ha messo in evidenza la necessità di una legge per il testamento biologico in Italia. Il rischio, o la certezza visto il disegno di legge che dovrebbe essere approvato a breve, è che nella fretta si finisca per far passare un provvedimento parziale e che limiterà la libertà di scelta di ogni cittadino. Con Giovanni Boniolo, filosofo della scienza esperto di bioetica e coordinatore del dottorato in “Foundation of life sciences and their ethical consequences” abbiamo discusso della deriva italiana in fatto di autodeterminazione del paziente.

Federica Sgorbissa

10 febbraio 2009

Tanto rumore per una particella

Maria Curatolo Maria Curatolo

Il Large Hadron Collider è un dispositivo lungo 27 chilometri situato a circa 100 metri di profondità al confine tra Francia e Svizzera. Al suo interno i fasci di protoni corrono a velocità della luce. In alcuni punti la temperatura è da brivido, quasi 270 gradi sotto zero. Ma quando i protoni si scontrano la temperatura sale fino a diventare 1000 miliardi di volte maggiore di quella al centro del Sole. I suoi numeri sono da record: LHC oggi è la macchina più potente e la fabbrica di informazioni più grande del mondo. Il suo obiettivo principale? Trovare una particella: il bosone di Higgs. Maria Curatolo, responsabile per l’INFN dell’esperimento ATLAS, spiega a Scienza Esperienza gli obiettivi degli esperimenti di LHC.

Ilenia Picardi

23 settembre 2008

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