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La buona stella dei dinosauri

Per dominare sulle terre e sui mari per più di cento milioni di anni non serve per forza essere la specie migliore. Basta un po' di fortuna

Teschi di arcosauri crurotarsi

Immagina di trovarti nel bel mezzo del Triassico, suppergiù duecento milioni di anni fa. Ti guardi attorno tra le felci e i ginkgo e, per passare il tempo, cerchi di indovinare quale specie spadroneggerà la Terra per un centinaio di milioni d’anni a venire. Trascuri l’impero discreto e duraturo degli scarafaggi e, visto che di marcantoni biondi e con gli occhi azzurri non ce n’è traccia – anche per la prima scimmia bisognerà aspettare almeno altri 140 milioni d’anni – concentri la tua attenzione su due gruppi di rettili dall’aspetto solido, chiaramente in competizione tra loro. Insieme, i paleontologi li chiameranno Archosauria, “lucertole dominatrici”.

Oggi sappiamo che gli Ornithodira, dinosauri e pterodattili, popoleranno il pianeta con un’infinità di specie e di forme differenti, raggiungendo in alcuni casi dimensioni colossali. L’altra metà degli arcosauri, i Crurotarsi, avranno un destino meno glorioso, sopravvivendo ai confini della terra asciutta, nei fiumi e nelle paludi, simili ai coccodrilli di cui sono gli antenati.

Gli scienziati, per spiegare il successo dei dinosauri, ipotizzano che qualche abilità speciale li abbia avvantaggiati nella competizione con i crurotarsi: la posizione eretta, o il fatto che molti di loro erano probabilmente a sangue caldo. Ma lo studio di Steve Brusatte dell’Università di Bristol, a cui ha partecipato anche il paleontologo italiano Marcello Ruta e che è pubblicato sul numero di Science di questa settimana, suggerisce che se i crurotarsi hanno perso la gara evolutiva, non è per una loro mancanza.

“Tra i crurotarsi, nel Triassico, c’era una sorprendente varietà”, dicono i ricercatori. “C’erano giganteschi predatori a quattro zampe e onnivori flessuosi e veloci, chi preferiva il pesce e chi scavava in cerca di radici, erbivori che brucavano. Molti di loro non avevano per niente l’aspetto di coccodrilli: erano simili ai dinosauri, tanto che nel passato coi fossili si è fatta spesso confusione”.

I ricercatori hanno esaminato centinaia di caratteristiche anatomiche, senza trovare differenze nella velocità con cui crurotarsi e dinosauri stavano evolvendo. Se i dinosauri erano davvero superiori, i ricercatori avrebbero dovuto trovare prova di un’evoluzione più rapida. “Invece i crurotarsi tenevano il passo”, notano.

Non solo. I crurotarsi mostrano una maggiore diversità morfologica. “Insomma, hanno esplorato molte più possibilità, con nuove forme corporee, diete, stili di vita”, continuano i ricercatori. Avevano più specie e, in molti ecosistemi, erano più numerosi.

E allora? “I dinosauri hanno avuto due bei colpi di fortuna”, spiega Brusatte. “Sono sopravvissuti a un primo evento catastrofico 228 milioni di anni fa, mentre molti loro possibili concorrenti si sono estinti. Una seconda, più grande catastrofe, 200 milioni di anni fa – un improvviso cambiamento climatico forse favorito dall’impatto della Terra con un asteroide – segna la fine del Triassico e la scomparsa dei crurotarsi tranne che per qualche specie che poi porterà a coccodrilli e ad alligatori”. È l’inizio del Giurassico, l’era dei dinosauri. “Non sappiamo perché i crurotarsi si estinsero e i dinosauri no”, ammette Brusatte. Quell’asteroide fu la loro buona stella.

La ricerca è pubblicata sulla rivista Science ( Stephen L. Brusatte, Michael J. Benton, Marcello Ruta e Graeme T. Lloyd, Superiority, Competition, and Opportunism in the Evolutionary Radiation of Dinosaurs, Science 12 Settembre 2008, Vol. 321. n. 5895, pp. 1485 - 1488)

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