Il gamma ray burst osservato il 19 marzo scorso getta nuova luce sulla teoria su come si formano questi eventi
Ve lo ricordate? Qualche mese fa aveva catturato l'attenzione degli astronomi per la sua estrema brillantezza. Stiamo parlando del gamma ray burst (GRB) osservato lo scorso 19 marzo, che da molti era stato definito come l'evento celeste più luminoso che si fosse mai osservato. Oggi dopo sei mesi di analisi dei dati gli scienziati hanno finalmente capito l'origine di questo straordinario evento.
Secondo gli scienziati un GRB ha origine quando una stella di grande massa finisce il “carburante” nucleare e non riesce più a opporsi all'attrazione gravitazionale, collassando violentemente fino alle dimensioni di un asteroide, o anche minori, diventando talvolta un buco nero. In questo processo si crea energia, moltissima energia, che può essere letteralmente spruzzata fuori dal corpo celeste, a velocità molto vicine a quelle della luce. Quando questo spruzzo incontra i gas e le polveri che circondano la stella collassata, si genera un GRB.
Ora nuovi dati arricchiscono questo modello standard. Uno studio pubblicato su Nature condotto da 93 scienziati spiega infatti che durante il GRB del 19 marzo scorso il fascio più luminoso era circondato da uno più lento e a energia più bassa, circa 20 volte più ampio di quello centrale. Secondo gli scienziati questo potrebbe significare che in tutti i GRB c'è un fascio molto brillante e stretto, che però di solito non è visibile, a meno che non sia direttamente orientato in direzione della Terra.
Grazie all'evento di marzo, non solo si sono potute acquisire nuove informazioni sulla formazione dei GRB, ma si è anche potutto dare un'occhiata alle regioni più remote del nostro Universo.
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