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Preoccupazioni sul latte cinese

I prodotti contaminati non si limitano al latte per bambini e coinvolgono probabilmente anche le esportazioni cinesi verso alcuni paesi in via di sviluppo

Un bicchiere di latte

Una serie di controlli sui prodotti a base di latte effettuati a Honk Kong ha evidenziato una contaminazione da melamina su ben 8 prodotti (latte, yogurt e addirittura gelati) dei trenta presi in analisi, tutti provenienti dalla Cina. Fra le aziende incriminate si troverebbe anche la Nestlè, nota marca europea che esporta in tutto il mondo. Lo scandalo del latte alla melamina, scoppiato la settimana scorsa per ora ha fatto 4 vittime e 53.000 casi accertati di intossicazione, e la cosa più agghiacciante è che, dato che le prime segnalazioni sono partite da alcune marche di latte artificiale per neonati, si tratta di bambini ancora lattanti, che hanno accusato seri problemi renali e dei quali molti subiranno danni permanenti.

Ora però è chiaro che la contaminazione non si limita al latte per bambini e potrebbe estendersi a tutti i prodotti a base di latte esportati dalla Cina. Le aziende cinesi incriminate sono per ora 22, di cui la più importante, il gruppo industriale Yili, è stato anche un importante sponsor olimpico.

Le aziende cinesi sembrano “apprezzare” particolarmente questa sostanza tossica, normalmente presente nei derivati della plastica, nelle colle e nei fertilizzanti. L'anno scorso infatti alcune derrate di cibo per animali contenente melamina hanno provocato una moria di animali domestici negli Stati Uniti. Sembra che aggiungere questo ingrediente nel cibo infatti faccia aumentare la sua componente proteica. Con risultati evidentemente disastrosi. Come se non bastasse pare che per quanto riguarda il latte artificiale per neonati, la melamina sia stata aggiunta perché il prodotto era precedentemente adulterato con l'aggiunta di acqua: in questo modo infatti si compensava per la perdita in proteine causata dalla diluizione.

La Cina nell'ultima settimana ha tentato, inutilmente, di convincere il mondo che la contaminazione si limita “solo” al latte per neonati (cosa che stando alle analisi fatte a Hong Kong è falsa) e che comunque non coinvolge paesi terzi in cui questi prodotti vengono esportati. Purtroppo anche quest'ultima affermazione potrebbe risultare fasulla: almeno un caso di intossicazione sembra accertato a Hong Kong, mentre Bangladesh e Taiwan stanno effettuando una serie di controlli.

Anche per quanto riguarda la Nestlè è tutto un susseguirsi di comunicati stampa e successive smentite. La nota multinazionale svizzera infatti, subito dopo che un giornale di Hong Kong aveva segnalato una possibile contaminazione del suo latte, aveva ribattuto che il suo latte in polvere elaborato in Cina può essere consumato in tutta sicurezza.

Insomma il colosso dell'alimentazione ha dichiarato che “nessuno dei suoi prodotti in Cina è fatto con latte contaminato”. Nel comunicato diffuso da Ginevra, la Nestlé sostiene che gli esami di laboratorio effettuati dalle autorità di Hong Kong "non hanno rilevato alcuna contaminazione". Eppure il Centro per la sicurezza alimentare di Hong Kong dichiara di aver riscontrato la presenza di sostanze tossiche in un latte della Nestlè (usato normalmente per il catering, e non per il mercato del latte artificiale per bambini), anche se in percentuali minime.

Nonostante questo il prodotto resta  “sconsigliabile da somministrare ai bambini piccoli", come ha riferito un portavoce del Centro di Hong Kong.

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