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Maria Curatolo

Maria Curatolo

Tanto rumore per una particella

Il Large Hadron Collider è un dispositivo lungo 27 chilometri situato a circa 100 metri di profondità al confine tra Francia e Svizzera. Al suo interno i fasci di protoni corrono a velocità della luce. In alcuni punti la temperatura è da brivido, quasi 270 gradi sotto zero. Ma quando i protoni si scontrano la temperatura sale fino a diventare 1000 miliardi di volte maggiore di quella al centro del Sole. I suoi numeri sono da record: LHC oggi è la macchina più potente e la fabbrica di informazioni più grande del mondo. Il suo obiettivo principale? Trovare una particella: il bosone di Higgs. Maria Curatolo, responsabile per l’INFN dell’esperimento ATLAS, spiega a Scienza Esperienza gli obiettivi degli esperimenti di LHC.

23 settembre 2008
Ilenia Picardi

Sembra uno scherzo della natura o, meglio, una sfida: LHC è un’impresa tecnologica che non conosce precedenti, eppure una delle motivazioni principali della sua costruzione è la ricerca di semplice particella: l’inafferrabile bosone di Higgs. Perché tanto affanno per una particella?

L’esistenza del bosone di Higgs è stata ipotizzata dai fisici teorici per spiegare perché la materia ha una massa. Il modello che descrive le particelle elementari, il cosiddetto modello standard, non può spiegare l’interazione tra le particelle senza passare per questa particella. Trovare il bosone di Higgs ci aiuterebbe a capire dei fenomeni ancora oscuri della natura e, inoltre, sarebbe una conferma eccezionale della validità del modello standard. 

Purtroppo però, fino a oggi nessuno l’ha mai visto…

Già. Per anni il Tevatron, l’acceleratore americano del Fermilab di Chicago, e il LEP, la macchina del CERN che accelerava elettroni e positroni prima di LHC, gli hanno dato la caccia, ma senza successo.

La sua fuggevolezza ha fatto sì che venisse avvolto da un velo di mistero e curiosità, tanto da diventare famoso come “particella di Dio”. Ma dove si nasconde questo bosone?

Probabilmente tra le pieghe delle alte energie. Per questo motivo è stata costruita LHC, la macchina più potente che fino oggi sia mai stata assemblata. Il LEP ha esplorato il campo fino a energie di 114 GeV. Se il bosone di Higgs esiste lo troveremo energie superiori ma ora non sappiamo quanto più su si possa trovare. I teorici ci forniscono però un limite massimo: 1 TeV. Quindi lo spettro di energie da esplorare è ampio: al momento abbiamo un limite inferiore, dato dagli esperimenti, e un limite superiore, suggerito dalla teoria.

E se la particella di Higgs non viene fuori?

Allora vorrà dire che dovremo rivedere parte dei nostri modelli teorici. Come sempre accade nella ricerca scientifica, saranno gli esperimenti a dirci se la teoria è valida, se e come bisogna cambiare il nostro modello teorico di riferimento. Ma se il bosone di Higgs non dovesse dare segnali sappiamo che, comunque, spunterà qualche altra cosa.

Per esempio?

I calcoli ci dicono che se non troveremo, a energie dell’ordine del TeV dovranno comparire numerose altre particelle nuove. Tra i candidati i bosoni W1 e Z1, i cugini pesanti delle particelle W e lo Z, scoperte da Rubbia proprio qui al CERN quando era in funzione il SuperProtoSincrotrone, l'acceleratore che ha preceduto il LEP.

Lungo l’anello sono collocati gli apparati di quattro esperimenti in che cosa si differenziano?

Nelle finalità. ATLAS e CMS sono i due esperimenti general purpose, ovvero esperimenti versatili non dedicati a un solo utilizzo o a una particolare esigenza. Saranno loro a dare vedere il bosone di Higgs qualora dovesse spuntare; ma sono stati progettati per vedere tutta la nuova fisica che si presenterà aprendo questa nuova finestra di energia. Gli altri due esperimenti sono più piccoli e hanno obiettivi precisi: LHC-B, rivolto alla fisica della cosiddetta particella B, cercherà di scoprire i segreti dell'antimateria, mentre Alice è stato costruito per lo studio delle reazioni con ioni pesanti.

Insomma, anche se il bosone Higgs dovesse continuare a giocare a nascondino, i fisici avranno un bel po’ da lavorare..

Certo. Qualunque siano i risultati di LHC, le nostre conoscenze sulla natura faranno dei grossi salti in avanti. È la prima volta che gli scienziati hanno la possibilità di esplorare in laboratorio valori di energia così alti e c’è molte varietà di teorie da provare o smentire.


Una questione di fiducia

Mario Riccio Mario Riccio

La conclusione del “caso Englaro” non chiude la questione spinosa della legge sul testamento biologico che in Italia ancora manca e anzi, se come è probabile, verrà votata in questi giorni una legge circoscritta unicamente all'alimentazione e all'idratazione artificiale dei pazienti incapaci di provvedere a se stessi, si rischia di cadere nel caos più assoluto. Come spiega Mario Riccio, medico “Che ha fatto la volontà di Piergiorgio Welby” come recita il titolo di un suo libro – e che è stato assolto l'anno scorso dall'accusa di “omicidio consenziente” - non saranno solo i cittadini a farne le conseguenze, ma anche i medici che si troveranno ad affrontare situazioni sempre più complicate e pazienti sempre meno fiduciosi.

Federica Sgorbissa

11 febbraio 2009

Una legge sul testamento biologico

Boniolo Giovanni Giovanni Boniolo

Il caso Englaro - Beppino Englaro il padre di Eluana, una donna in coma per 17 anni, dopo varie battaglie legali ha ottenuto la sospensione delle cure che tenevano in vita la figlia scatenando così la forte opposizione da parte del Governo Italiano -, ha messo in evidenza la necessità di una legge per il testamento biologico in Italia. Il rischio, o la certezza visto il disegno di legge che dovrebbe essere approvato a breve, è che nella fretta si finisca per far passare un provvedimento parziale e che limiterà la libertà di scelta di ogni cittadino. Con Giovanni Boniolo, filosofo della scienza esperto di bioetica e coordinatore del dottorato in “Foundation of life sciences and their ethical consequences” abbiamo discusso della deriva italiana in fatto di autodeterminazione del paziente.

Federica Sgorbissa

10 febbraio 2009

Tanto rumore per una particella

Maria Curatolo Maria Curatolo

Il Large Hadron Collider è un dispositivo lungo 27 chilometri situato a circa 100 metri di profondità al confine tra Francia e Svizzera. Al suo interno i fasci di protoni corrono a velocità della luce. In alcuni punti la temperatura è da brivido, quasi 270 gradi sotto zero. Ma quando i protoni si scontrano la temperatura sale fino a diventare 1000 miliardi di volte maggiore di quella al centro del Sole. I suoi numeri sono da record: LHC oggi è la macchina più potente e la fabbrica di informazioni più grande del mondo. Il suo obiettivo principale? Trovare una particella: il bosone di Higgs. Maria Curatolo, responsabile per l’INFN dell’esperimento ATLAS, spiega a Scienza Esperienza gli obiettivi degli esperimenti di LHC.

Ilenia Picardi

23 settembre 2008

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