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Giovanni Boniolo

Boniolo Giovanni

Una legge sul testamento biologico

Il caso Englaro - Beppino Englaro il padre di Eluana, una donna in coma per 17 anni, dopo varie battaglie legali ha ottenuto la sospensione delle cure che tenevano in vita la figlia scatenando così la forte opposizione da parte del Governo Italiano -, ha messo in evidenza la necessità di una legge per il testamento biologico in Italia. Il rischio, o la certezza visto il disegno di legge che dovrebbe essere approvato a breve, è che nella fretta si finisca per far passare un provvedimento parziale e che limiterà la libertà di scelta di ogni cittadino. Con Giovanni Boniolo, filosofo della scienza esperto di bioetica e coordinatore del dottorato in “Foundation of life sciences and their ethical consequences” abbiamo discusso della deriva italiana in fatto di autodeterminazione del paziente.

10 febbraio 2009
Federica Sgorbissa

In questi giorni il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha sottolineato che il solo modo di trattare il caso Englaro è quello di approvare una legge per il testamento biologico che tenga conto delle volontà espresse in vita. Il Governo Italiano ha dichiarato che la legge sarà approvata in “tempi record”, 2-3 giorni al massimo. Cosa dobbiamo aspettarci da questa legge lampo?

Sarà una legge estremamente limitata, una legge che avrà a che fare con una generalizzazione impropria di un caso estremamente particolare. È lampante che sarà un tentativo di far sì che la cessazione della nutrizione e dell'idratazione di Eluana Englaro abbia luogo, con velleità generalizzanti, ma assolutamente limitata a questa particolare situazione. Non penso che abbiano il tempo in due tre giorni di mettere giù una legge quadro che riesca a risolvere una volta per sempre il gravissimo problema che si sta materializzando in Italia da diversi anni.

Quindi questa legge rischia di creare il caos?

Una legge fatta in fretta sicuramente creerà dei grossi problemi per quanto riguarda la coerenza del nostro quadro legislativo.

C'è forse una falsa percezione che una legge sul testamento biologico riguardi solo casi estremi come quello di Eluana Englaro. In realtà ha un interesse molto più ampio per quanto riguarda la vita di ciascun cittadino. Quanti e quali ambiti va a coinvolgere?

Un legge sul testamento biologico, soprattutto se ben fatta, garantisce l'autonomia della scelta individuale. Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e dopo il processo di Norimberga in ambito di riflessione etica sulla pratica medica si è sempre pensato di enfatizzare l'autonomia del paziente e tutti i consensi – consenso informato, consenso presunto... - non sono altro che dei tentativi, che hanno anche avuto successo, di formalizzare l'idea che il paziente deve fare delle scelte autonome. Ci sono cinquanta/sessant'anni di tradizione che enfatizza l'autonomia del paziente. In questo caso siamo davanti a una legge, quella del testamento biologico che, se ben fatta, dovrebbe andare lungo questa stessa direzione. In questo caso non si tratta più dell'autonomia di un paziente reale, ma di quella di un paziente presunto, un paziente potenziale, decisa a priori dall'individuo, garantendo cosi l'autonomia della scelta individuale per un'eventuale situazione patologica.

La cosa incredibile è che dopo cinquant'anni vi è una fortissima ingerenza da parte dello Stato o da parte di istituzioni extrastatali, nella fattispecie istituzioni religiose, che sono volte a limitare l'autonomia della scelta individuale.

Dopo aver combattuto per cinquant'anni con il paternalismo da parte del medico ci si ritrova a dover combattere contro questa forma assurda di paternalismo da parte dello Stato o di istituzioni religiose. Praticamente stiamo regalando un diritto che ci eravamo conquistati.

Qual è il rischio che questa legge rappresenti un cavallo di Troia per andare poi a rittoccare – senza menzionale la legge 40, sulla procreazione assistita, che già è stata fatta a pezzi - altre leggi ben sedimentate come la legge 194, sull'aborto, o la 180, sulla salute mentale?

Cosa accadrà è difficile dirlo. Ciò che è vero è che stiamo vivendo una situazione politica e sociale di estremo revisionismo. C'è un'aria estremamente conservatrice. Non è del tutto errato pensare che una buona parte della società italiana voglia andare verso una revisione in senso conservatore della legislazione. Se questo lo vogliono i cittadini italiani, mi sa che i cittadini italiani se lo prenderanno.

Ascolta l'intervista intergrale a Giovanni Boniolo

Una questione di fiducia

Mario Riccio Mario Riccio

La conclusione del “caso Englaro” non chiude la questione spinosa della legge sul testamento biologico che in Italia ancora manca e anzi, se come è probabile, verrà votata in questi giorni una legge circoscritta unicamente all'alimentazione e all'idratazione artificiale dei pazienti incapaci di provvedere a se stessi, si rischia di cadere nel caos più assoluto. Come spiega Mario Riccio, medico “Che ha fatto la volontà di Piergiorgio Welby” come recita il titolo di un suo libro – e che è stato assolto l'anno scorso dall'accusa di “omicidio consenziente” - non saranno solo i cittadini a farne le conseguenze, ma anche i medici che si troveranno ad affrontare situazioni sempre più complicate e pazienti sempre meno fiduciosi.

Federica Sgorbissa

11 febbraio 2009

Una legge sul testamento biologico

Boniolo Giovanni Giovanni Boniolo

Il caso Englaro - Beppino Englaro il padre di Eluana, una donna in coma per 17 anni, dopo varie battaglie legali ha ottenuto la sospensione delle cure che tenevano in vita la figlia scatenando così la forte opposizione da parte del Governo Italiano -, ha messo in evidenza la necessità di una legge per il testamento biologico in Italia. Il rischio, o la certezza visto il disegno di legge che dovrebbe essere approvato a breve, è che nella fretta si finisca per far passare un provvedimento parziale e che limiterà la libertà di scelta di ogni cittadino. Con Giovanni Boniolo, filosofo della scienza esperto di bioetica e coordinatore del dottorato in “Foundation of life sciences and their ethical consequences” abbiamo discusso della deriva italiana in fatto di autodeterminazione del paziente.

Federica Sgorbissa

10 febbraio 2009

Tanto rumore per una particella

Maria Curatolo Maria Curatolo

Il Large Hadron Collider è un dispositivo lungo 27 chilometri situato a circa 100 metri di profondità al confine tra Francia e Svizzera. Al suo interno i fasci di protoni corrono a velocità della luce. In alcuni punti la temperatura è da brivido, quasi 270 gradi sotto zero. Ma quando i protoni si scontrano la temperatura sale fino a diventare 1000 miliardi di volte maggiore di quella al centro del Sole. I suoi numeri sono da record: LHC oggi è la macchina più potente e la fabbrica di informazioni più grande del mondo. Il suo obiettivo principale? Trovare una particella: il bosone di Higgs. Maria Curatolo, responsabile per l’INFN dell’esperimento ATLAS, spiega a Scienza Esperienza gli obiettivi degli esperimenti di LHC.

Ilenia Picardi

23 settembre 2008

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