Una ricerca riporta che nel Mediterraneo abbiamo perso il 97% degli squali
Duecento anni fa nei nostri mari c'era quasi il doppio dei pescecani. Negli ultimi due secoli, infatti, circa il 97% degli squali nel Mediterraneo è scomparso, mettendo a rischio il delicato ecosistema..
Queste sono le conclusioni di uno studio finanziato dal Lenfest Ocean Program da poco pubblicato sulla rivista Conservation Biology, che ha combinato vari dati, come per esempio i registri dei pescatori, il numero di squali spiaggiati, le collezioni dei musei, per stimare il numero e la quantità degli squali nel Mediterraneo nei trascorsi duecento anni, stabilendo la percentuale di squali che non nuotano più nei nostri mari.
“Tutto ciò avrà un impatto pesante sull'ecosistema, perché i grandi squali predatori sono all'apice della catena alimentare”, dichiara Francesco Ferretti, un ricercatore italiano principale autore dello studio. Senza il vertice della catena alimentare, infatti, i piccoli pesci prosperano e consumano più del necessario, sballando la bilancia ecologica.
La ricerca ha individuato undici tipi di squali a rischio di estinzione, in parte a causa della pesca sfrenata e in parte all'esplosione della domanda di pinne di pescecane in Asia, per fare la famosa zuppa.
I pescatori di tutto il mondo catturano e commerciano squali, spesso gettando a mare le carcasse, e l'Indonesia e la Spagna sono le nazioni più colpevoli.
Nonostante nel Mediterraneo si peschi fin dai Romani, le moderne tecniche hanno un impatto devastante, mai registrato prima.
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