L'evoluzione ha portato le testuggini a sviluppare gusci che, in caso di ribaltamento, riportano automaticamente l'animale in posizione 'eretta'. Lo rivela uno studio ungherese.
Per una tartaruga ritrovarsi sottosopra è, nel migliore dei casi, una vergogna e nel peggiore una evenienza fatale. Per evitare certi avvenimenti, le tartarughe hanno escogitato un trucco molto brillante: gusci perfettamente progettati per tenersi dritti.
Gabor Domokos e Peter Varkonyi dell’Università di Budapest, in Ungheria, hanno ricostruito un modello della geometria delle differenti specie di tartarughe, da quelle con i carapaci più alti a quelle più minute.
Le tartarughe con gusci molto grandi, come per esempio le Geochelone elegans, hanno soltanto una posizione che permette una stabile orientazione: quella eretta. In altre parole, una tartaruga di questo tipo che viene a trovarsi capovolta, tornerebbe automaticamente alla posizione giusta, raddrizzandosi senza particolari sforzi.
In termini geometrici si può dire che il guscio di queste tartarughe è un oggetto monostatico, cioè che ha soltanto un verso in cui restare su una superficie orizzontale. I ricercatori sostengono che è molto raro trovare in natura forme di questo tipo.
Infatti altre specie più basse, come per esempio le tartarughe argentine col collo a serpente (Chelodina steindachneri), hanno due punti di stabilità, uno sulla pancia e uno sulla schiena, e devono usare il collo come leva per ribaltarsi.
Ma per i ricercatori, la specie più sfortunata dal punto di vista della statica è quella di media altezza perché può bloccarsi in ben tre distinti punti, cioè che può immobilizzarsi senza via di scampo nel bel mezzo di un ribaltamento.
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