La conferma arriva dalla Spagna: per la prima volta dopo lunghi anni di ricerche un nuovo vaccino contro la malaria, sperimentato su un gruppo di neonati in Mozambico, ha dato buoni risultati.
Si chiama RTS,S/AS02D, e nonostante il nome non sia particolarmente attraente potrebbe trasformarsi in una delle più grandi speranze per i bambini dei paesi poveri del mondo di salvarsi dalla minaccia della malaria.
RTS,S/AS02D è il primo vaccino contro la malaria (una malattia trasmessa attraverso le punture di zanzare, che ogni anno causa milioni di vittime soprattutto nelle aree tropicali) che sembra funzionare bene soprattutto nei bambini molto piccoli.
Il vaccino è stato da poco sperimentato per la prima volta su un gruppo ristretto di neonati in Mozambico (Africa).
I risultati hanno dato grandi speranze ai suoi scopritori, e a tutta la comunità scientifica che da anni combatte per eradicare questa grave malattia: nei 214 neonati ai quali è stato somministrato il vaccino, il rischio di contrarre la malaria è diminuito del 65 per cento.
Non solo, il trial, ovvero la sperimentazione, è servita non solo per controllarne l'efficacia e la immunogenicità, ma anche per verificare che il vaccino sia sicuro, ovvero non causi effetti collaterali.
Tecnicamente, si tratta della Fase II di sperimentazione del vaccino, ovvero quella in cui se ne verificano gli effetti in un piccolo gruppo campione.
Visti i buoni risultati (nessuno dei bambini ha avuto reazioni avverse causate dal vaccino), i ricercatori procederanno nel 2008 alla Fase III, ovvero la sperimentazione su larga scala.
Il vaccino è stato scoperto da un gruppo di ricercatori capitanato da Pedro Alonso, medico e direttore del Centro Internacional para la Investigación en Salud del Hospital Clinic di Barcellona, e si basa su un preparato che era stato scoperto nel 1986, e che gli scienziati sono riusciti a rendere molto più efficace grazie all'utilizzo di nuovi coadiuvanti da loro scoperti.
RTS,S/AS02D era già stato sperimentato non molto tempo fa su un gruppo di bambini, sempre in una comunità ad alto rischio di infezione che vive Mozambico, di età compresa tra uno e quattro anni.
In questo caso, il tasso di diminuzione del rischio era stato un po' più basso, circa del 45 per cento.
I vantaggi di poterlo utilizzare con neonati (tra i 2 e i 4 mesi, con un richiamo dopo 3 mesi) non riguarda solo l'efficacia medica, ma anche quella sociale.
L'unico modo di raggiungere e vaccinare il maggior numero di bambini possibili è infatti quello di associare il vaccino contro la malaria ad altri vaccini obbligatori a livello statale, come ad esempio quello contro l'epatite B, che vengono distribuiti all'intera popolazione di neonati nei primi mesi di vita.
I risultati di questa nuova sperimentazione, che, come sottolineano i suoi stessi scopritori, sono ancora preliminari e devono essere trattati con cautela, finché non verranno realizzate ulteriori verifiche, sono stati presentati recentemente al Forum contro la Malaria, una conferenza internazionale che si svolge a Seattle (USA) finanziata dalla Fondazione Bill & Melinda Gates.
La ricerca alla base del vaccino vede alle sue spalle finanziatori privati (tra cui la casa farmaceutica Glaxo Smith Kline) ma anche pubblici (varie ONG, la Agencia Española de Cooperación Internacional, e il Governo del Mozambico), e i suoi autori sono molto attenti alle possibili ricadute etiche della loro scoperta.
"Si tratta di un vaccino che, se veramente verrà confermata la sua efficacia durante tutta la sperimentazione, potrebbe essere utilizzato per salvare milioni di vite umane", spiega Pedro Alonso.
"Siamo molto attenti alla collaborazione tra pubblico e privato, e ad evitare qualsiasi tipo di speculazione sulle scoperte. Allo stesso tempo sappiamo che questo è solo il primo passo. Prevenire la malattia fin dai primi mesi di età è molto importante, però è altrettanto importante scoprire presto un vaccino che sia efficace in ogni fascia di età", conclude.
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista The Lancet, ed è stata svolta in collaborazione con il Manhica Health Research Centre, in Mozambico.
Cliccando qui è possibile leggere la versione originale dell'articolo pubblicato.
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