Il 14 ottobre sarà dedicato al movimento internazionale che promuove la libera distribuzione dell’informazione
Ufficialmente l’Open Access è nato a Budapest nel 2002 e progressivamente si è fatto strada all’interno di varie comunità scientifiche, come alternativa al consueto modo di diffusione della ricerca scientifica, e cioè attraverso riviste pubblicate e vendute da grandi case editrici su abbonamento alle biblioteche universitarie e di istituto, spesso a prezzi molto elevati.
La diffusione dei risultati di una ricerca scientifica fa parte, essa stessa, del processo scientifico: se i risultati non vengono resi noti e ampiamente discussi dai colleghi non hanno nessun significato. Sarebbe come se la ricerca non fosse mai stata fatta. È giusto, in linea di principio, che la pubblicazione e la diffusione della ricerca venga fatta dagli scienziati stessi attraverso canali che gestiscono in prima persona.
Secondo la filosofia dell’Open Access le informazioni scientifiche devono essere messe a disposizione online immediatamente e in modo completo (full-text). Devono inoltre essere disponibili gratuitamente a ogni lettore interessato. Ovviamente questo pone dei problemi di vari ordini, non ultimo quello di inventare un nuovo modello economico che renda l’Open Access sostenibile nel momento in cui gli abbonamenti vengono aboliti. La discussione, tra scienziati, editori, bibliotecari, società e istituzioni scientifiche, università e amministratori è tuttora aperta e molto vivace.
Nel frattempo sono nate molte pubblicazioni Open Access: oggi le riviste basate su questo principio sono oltre 20.000 in moltissime discipline, raccolte nella Directory of Open Access Journal (DOAJ).
Tutte le informazioni sulla giornata dell’Open Access sono sul sito omonimo dove si può anche registrarsi per partecipare.
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