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Giovanni Mazzitelli

Giovanni Mazzitelli

La notte dei ricercatori

Un originale scambio di ruoli ha luogo il 28 settembre. Dal primo pomeriggio fino a notte fonda, infatti, musei scientifici e laboratori si aprono ai visitatori, mentre i ricercatori invadono le piazze per intrattenere grandi e piccini con la scienza, ma anche con concerti, dibattiti e spettacoli diversi in ogni luogo. Momenti che vedono protagonisti i volti più o meno conosciuti della ricerca italiana. Per capire le prospettive di questa lunga notte, abbiamo parlato con Giovanni Mazzitelli, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Frascati, in provincia di Roma, e promotore de “La Notte Europea della Ricerca”.

28 settembre 2007
Gianfilippo Parenti

Dottor Mazzitelli, come nasce "La Notte Europea della Ricerca"?

Già da tre anni la Comunità Europea lo organizza in 40 località di ben 27 paesi del nostro continente con un finanziamento di oltre tre milioni di euro. L’idea è contribuire a cambiare l’immagine del ricercatore che vive solo in laboratorio, gira sempre in camice e sembra un po’ strano secondo la rappresentazione che ne fanno film come, per esempio, A beautiful mind.

Come si è arrivati a un’edizione italiana?

Attraverso la vittoria del concorso indetto dalla Comunità Europea. Da due anni anche l’Italia riesce a organizzare alcune iniziative ma quest’anno saranno attivi ben 4 siti. Io dirigo il progetto Agorà di Frascati, mentre le altre iniziative saranno di scena a Napoli, in ben 5 città pugliesi (Bari, Brindisi, Casamassima, Foggia e Lecce) e quattro piemontesi (Torino, Alessandria, Biella e Vercelli).

Qual è il filo conduttore di questi eventi?

Portare i ricercatori fuori dal loro ambiente naturale, spingendoli a fare cose comuni che normalmente non appartengono loro. Ma che siano anche divertenti come, per esempio, concerti, spettacoli e talk show. Il modo per ottenere questi risultati è diverso in ogni città perché la Comunità Europea chiede di presentare progetti originali e nuovi ogni anno.

A Frascati organizzerete Agorà, di cosa si tratta?

Frascati è sede di uno dei Laboratori Nazionali dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), di cui fanno parte oltre 3000 ricercatori che vogliono far rivivere il concetto di agorà, di piazza, così come interpretato degli antichi greci. A questo scopo invaderanno le strade avvicinandosi alle persone non solo divulgando i risultati della propria professione ma anche attraverso attività d’intrattenimento per le quali saranno affiancati da professionisti del mondo della musica e dello spettacolo.

Scienza e spettacoli per le strade, dunque, ma sarà così dappertutto?

A Napoli, in Piazza Dante, i ricercatori si mettono in gioco fra loro per divertire la gente, mentre in Piemonte l'evento assume connotati diversi. Laboratori e musei, infatti, restano aperti tutta la sera per permettere ai visitatori di interagire direttamente con i vari volti della scienza. Ma la costante di tutta la notte è la grande attenzione riservata ai bambini tramite cacce al tesoro e altri eventi pensati espressamente per loro.

Cosa cerca di ottenere la scienza rivolgendosi direttamente ai bambini?

Gratificazione, prima di tutto. Il pubblico che va dagli 8 anni in su sa essere attento e curioso. I bambini, infatti, rispondono facilmente agli stimoli divertendosi. Anche davanti all’esperimento più complesso, dopo un attimo di stupore, riescono a capire cose difficilmente comprensibili per gli adulti.

Sempre più interazione con arte, spettacolo e mondanità. In questo modo la scienza riesce a raggiungere i suoi obiettivi?

Al termine della manifestazione dell’anno scorso, attraverso un questionario abbiamo chiesto alle persone se sia importante unire temi così difficili come quelli trattati dalla scienza a occasioni più legate alla distrazione. La stragrande maggioranza ha risposto che è importante ma non fondamentale. Un’altra domanda chiedeva se era cambiata la percezione che avevano del ricercatore dopo un’esperienza del genere e il risultato fu negativo.

Quali sono le cause principali di questo risultato negativo?

Questo tipo di approccio non facilita la comprensione della figura del ricercatore. Nonostante negli ultimi anni siano nati molti festival che divulgano molto bene la scienza e fanno un’opera meritoria, nel nostro paese c’è un deficit strutturale dell’attenzione riservata agli aspetti scientifici e anche questi grandi progetti relegano il cittadino in un luogo altro dalla scienza. Andando solo a vedere manifestazioni scientifiche si mantiene il distacco fra pubblico e scienza.

Allora perché continuare a organizzare tutti questi eventi?

Per vedere se riusciamo a poco a poco a convincere gli scettici e a coinvolgere di più i curiosi al fine di ribaltare l’immagine di una scienza lontana, che non ci appartiene.

Quali sono le novità che "La Notte Europea della Ricerca" aggiunge a questo panorama?

Entrare in laboratorio e vedere di persona i luoghi della scienza non è proprio dei festival, ma è un’opportunità concessa dai ricercatori quando scelgono di aprirsi e mettersi in discussione volontariamente. Solo così si potrà avvicinare la gente alla scienza e costruire quella cultura scientifica che oggi manca in Italia.

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Una questione di fiducia

Mario Riccio Mario Riccio

La conclusione del “caso Englaro” non chiude la questione spinosa della legge sul testamento biologico che in Italia ancora manca e anzi, se come è probabile, verrà votata in questi giorni una legge circoscritta unicamente all'alimentazione e all'idratazione artificiale dei pazienti incapaci di provvedere a se stessi, si rischia di cadere nel caos più assoluto. Come spiega Mario Riccio, medico “Che ha fatto la volontà di Piergiorgio Welby” come recita il titolo di un suo libro – e che è stato assolto l'anno scorso dall'accusa di “omicidio consenziente” - non saranno solo i cittadini a farne le conseguenze, ma anche i medici che si troveranno ad affrontare situazioni sempre più complicate e pazienti sempre meno fiduciosi.

Federica Sgorbissa

11 febbraio 2009

Una legge sul testamento biologico

Boniolo Giovanni Giovanni Boniolo

Il caso Englaro - Beppino Englaro il padre di Eluana, una donna in coma per 17 anni, dopo varie battaglie legali ha ottenuto la sospensione delle cure che tenevano in vita la figlia scatenando così la forte opposizione da parte del Governo Italiano -, ha messo in evidenza la necessità di una legge per il testamento biologico in Italia. Il rischio, o la certezza visto il disegno di legge che dovrebbe essere approvato a breve, è che nella fretta si finisca per far passare un provvedimento parziale e che limiterà la libertà di scelta di ogni cittadino. Con Giovanni Boniolo, filosofo della scienza esperto di bioetica e coordinatore del dottorato in “Foundation of life sciences and their ethical consequences” abbiamo discusso della deriva italiana in fatto di autodeterminazione del paziente.

Federica Sgorbissa

10 febbraio 2009

Tanto rumore per una particella

Maria Curatolo Maria Curatolo

Il Large Hadron Collider è un dispositivo lungo 27 chilometri situato a circa 100 metri di profondità al confine tra Francia e Svizzera. Al suo interno i fasci di protoni corrono a velocità della luce. In alcuni punti la temperatura è da brivido, quasi 270 gradi sotto zero. Ma quando i protoni si scontrano la temperatura sale fino a diventare 1000 miliardi di volte maggiore di quella al centro del Sole. I suoi numeri sono da record: LHC oggi è la macchina più potente e la fabbrica di informazioni più grande del mondo. Il suo obiettivo principale? Trovare una particella: il bosone di Higgs. Maria Curatolo, responsabile per l’INFN dell’esperimento ATLAS, spiega a Scienza Esperienza gli obiettivi degli esperimenti di LHC.

Ilenia Picardi

23 settembre 2008

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