Sta per terminare la missione che per più di 17 anni ha studiato i poli del Sole e l’influenza della nostra stella sullo spazio circostante
Sono passati più di 17 anni dal lancio della missione Ulysses nel 1990, quasi il quadruplo dei cinque anni programmati, ma ora è destinata a concludersi in un mese o due al massimo. Ulysses, una joint venture di ESA e NASA, è stata la prima missione a occuparsi dell’ambiente nelle vicinanze dei poli nord e sud del Sole e le sue osservazioni hanno permesso di migliorare molto la conoscenza della nostra stella e della sua influenza sullo spazio circostante.
Finora Ulysses è stata in grado di sopportare le dure condizioni spaziali grazie a un impianto di riscaldamento, funzionante con l’energia proveniente dal decadimento di un isotopo radioattivo, che ha impedito al carburante a base di idrazina di congelare. Ora però la navicella non ha abbastanza energia per tenere in funzione tutti gli impianti di comunicazione, riscaldamento e la strumentazione scientifica. Quando la temperatura scenderà a 2°C, il combustibile di congelerà bloccando le condutture e rendendo impossibile la navigazione.
Per prolungare al massimo la vita scientifica di Ulysses gli scienziati dell’ESA-NASA hanno fermato provvisoriamente la trasmittente principale, risparmiando 60 watt di energia che possono essere usati dall’impianto di riscaldamento e dagli strumenti scientifici. Naturalmente la trasmittente deve essere riattivata per permettere la comunicazione dei dati a Terra. Purtroppo, finora non si è riusciti a riattivarla.
Ora come ora è molto probabile che lo strumento non sia recuperabile: avendo perso la capacità di comunicare con la Terra e il suo destino è un progressivo e inesorabile raffreddamento fino a che tutte le apparecchiature smetteranno di funzionare.
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