Mamirauà, giovedì 12 agosto 2010
Ferragosto dai Caburini
(dal diario di Maxine)
Saremmo dovuti partire oggi per Manaus, e invece abbiamo ricevuto l’invito inaspettato dalla comunità “ribeirinha” (ossia che vive lungo le rive del fiume) dei Caburini per trascorrere un week-end nel loro villaggio! E così stamani, dopo aver salutato Bianca e tutta la squadra della Pousada Uakari, ci siamo imbarcati con Moraes e due altre guide verso l’estremità della Riserva. A Boca di Mamirauà abbiamo lasciato Joicinel e Ivanilson nella loro casa-palafitta e dopo circa mezz’ora di canoa, siamo arrivati su una spiaggia lungo il fiume, da dove si accede al villaggio dei Caburini. In riva al fiume c’erano delle donne che lavavano il bucato, mentre i loro bimbi giocavano sulla spiaggia: non so perché, ma questa scena ispirava la calma e tranquillità di un classico sabato mattina. Raimundo, il capo della comunità, ci aspettava sotto una bandiera piantata a qualche passo dalla spiaggia per accompagnarci al villaggio. I suoi nonni fondarono questo villaggio 51 anni fa, quando lui aveva 13 anni. – Attenzione a non calpestare la sabbia sotto la bandiera – ammonisce – ci sono uova di tartarughe. E lungo il sentiero che ci porta al villaggio, comincia a spiegarci come i Caburini partecipino alle azioni di conservazione della riserva di Mamirauà. All’improvviso scorgo le casette del villaggio. Sono … palafitte! Ma l’acqua in questo momento non c’è. – La stagione inondata dura da aprile a giugno e durante questi mesi il livello dell’acqua supera i 10 metri – dice Raimundo, mostrando i segni dell’acqua ancora evidenti. – Ma come fate a spostarvi, andare a scuola, giocare? – chiedo. – La vita qui scorre al ritmo del fiume, e quando il villaggio è inondato, utilizziamo le canoe! Guarda, persino l’orto e le gabbie degli animali domestici qui sono fluttuanti – mi risponde mostrandomi piccole canoe che contengono un orticello e il pollaio. – Per i bambini è un divertimento perché è come avere una piscina fuori di casa. I genitori si divertono un po’ meno di loro, perché è praticamente impossibile lavorare nei campi e le anaconde vengono a rubarsi gli animali nel pollaio. – Anaconde? – chiedo spaventata – ma non fanno del male ai bambini che nuotano tra le palafitte? E i piranha non vengono? – No, qui le anaconde non hanno mai ferito nessuno e i piranha hanno una reputazione molto peggiore di quanto meritino. Pur avendo denti accuminati e mandibole fortissime, non hanno mai attaccato l’uomo– .
L'orticello in canoa, in previsione delle inondazioni
Un modo di vita diverso
(dal diario di Polina)
Nel villaggio dei Caburini siamo state ospiti della famiglia di Tatiana, una nostra coetanea. In questo villaggio si vive in modo completamente diverso da quello europeo. Ogni casa-palafitta ha il suo pollaio, il suo pezzo di terra, i suoi alberi di mango, papaya e tutta la frutta più buona che c’è, e non c’è bisogno di fare la spesa. Mangiano anche molto pesce, pescato dai ragazzi e gli uomini del villaggio nel fiume. Tatiana ci ha insegnato a dar da mangiare ad anatre e galline e ci ha fatto giocare col suo cagnolino Tufi. Poi ci siamo sedute sul terrazzino della casa e le abbiamo fatto tante domande sulla vita nel villaggio.
Maxine and Polina with village girls
I Caburini costruiscono quasi tutto da soli. Nel villaggio, ogni famiglia ha costruito la propria casa col legno della foresta. Ma non possono decidere loro quando abbattere un albero. Nella Riserva di Mamirauà infatti ogni albero ha un numero ed è registrato in una lista. Non si possono tagliare più di due alberi per ettaro ogni 25 anni nella stessa area, e si possono tagliare solo per costruire una casa o una canoa. Anche il pesce più buono da mangiare, il pirarucu, è contato e non se ne possono pescare più di un certo numero a famiglia. I Caburini fanno il fuoco per cucinare e bevono l’acqua del fiume, che è purissima, ma bisogna sapere dove prenderla. Con la fibra dalle piante fanno le amache per dormire, gli utensili per la caccia e la pesca e con la caccia e la pesca si nutrono. Persino le bolle di sapone si possono fare con una pianta che c’è qui, non c’è bisogno di comprarle!
Bolle di sapone con le foglie di una pianta locale
– Dove nascono i bambini? – chiede a un certo punto Maxine. – In casa, – risponde Tatiana, con l’aiuto di una signora che si chiama “parteira” e ha molta esperienza.
– Ma se non ci sono ospedali e negozi, non comprate proprio nulla? – chiedo a Tatiana.
Lei mi risponde che era così fino a qualche anno fa. Da quando c’è la Riserva a Mamirauà, molti Caburini seguono dei corsi e lavorano con gli scienziati o nella Pousada, a turno, come guide, cuochi e camerieri, e vendono anche piccoli oggetti di artigianato. Col ricavato comprano cose che non sanno costruire da sé, come l’antenna satellitare e il televisore che gli ha consentito l’estate scorsa di seguire i campionati mondiali di calcio! Si, conoscono il calcio! E infatti i maschi da quando siamo arrivati non hanno smesso di giocare con i bambini del villaggio, proprio qua fuori!Mi piacerebbe vivere qui per un po’, ma forse non per sempre.