Mamirauà, lunedì 9 agosto 2010
La Casa negli Alberi e l’impronta del Giaguaro
(dal diario di Alberto e Kai)
Ieri sera dopo cena Moraes ci ha proposto di andare a trascorrere la notte in una capanna sugli gli alberi, alla fine di un sentiero, dietro la Pousada, per sentire ancora meglio la sinfonia della foresta. Proprio lì, dall’alto della casa, l’anno scorso lui ha visto un giaguaro! Io e Kai non abbiamo resistito e, superando la paura di passare la notte in mezzo agli alberi della foresta, abbiamo chiesto e ottenuto il permesso di andare con Moraes. E così abbiamo preso un’amaca a testa e abbiamo attraversato un pezzo di fiume in canoa a motore; poi, sulla sponda dietro la Pousada, abbiamo legato la canoa e intrapreso un sentiero. Faceva una certa impressione camminare nel buio pesto della notte, nonostante la luna, completamente oscurata dagli alberi immensi. Moraes ci ha detto di guardare per terra, nel fango, e di cercare tracce di zampe di animali. Ma, a parte un fiore rosso bellissimo, un grosso rospo e tanti strani rumori tra foglie e arbusti, nulla, nessuna traccia.
Il fiore rosso
Rospo
Dopo 5’ di cammino nell’oscurità, ecco davanti a noi una lunghissima scala di legno lungo il tronco di un albero altissimo; alzando la testa, la più bella e più grande casa negli alberi che abbiamo mai visto.
La casa fra gli alberi
Dentro la casetta, a parte le grandi finestre con zanzariere e due candele che Moraes ha acceso, non c’era nulla, nemmeno il bagno. Moraes ha sistemato le nostre amache e poi ci ha detto che per fare pipì, bisognava uscire sulla terrazza e fare fuori, senza però scendere dalle scale. Io piuttosto che rischiare di bagnare la testa di un giaguaro o di un caimano, non ho più bevuto. Appena spente le candele, dentro la nostra amaca, ci siamo ripresi dalle emozioni e siamo stati letteralmente sommersi dal concerto rock della foresta. Altro che sinfonia! I versi degli animali erano amplificati qui nel mezzo degli alberi e nel cuore della notte. Moraes conosce i versi di tutti gli animali della foresta, e ce li ha elencati ogni volta che veniva fuori una voce diversa dal sottofondo costante di scimmie urlanti, grilli e cicale. Prima di prendere sonno, abbiamo imparato a riconoscere 5 uccelli di cui non avevo mai sentito il verso: un uru(grande uccello amazzonicodal piumaggio giallo e nero), una garça (che vuol dire airone) e unmaguari (un grande uccello simile alla cicogna delle nostre fiabe), un caracara (a metà tra un falco e un aquilotto) e un soco-boi (un parente dell’airone). Alle prime luci dell’alba, Moraes ci ha dato la sveglia. Giù dalle scale della casa, a qualche metro soltanto, Kai ha trovato due grosse impronte nel fango, grandi come la sua mano. Non ci crederete, ma Moraes ci ha giurato che erano state lasciate da un’onca pintada, ossia … un giaguaro! Io e Kai non sapevamo se essere contenti che fosse passato sotto la nostra capanna o terrorizzati all’idea che fosse ancora nei paraggi. Abbiamo superato ogni timore per fare la foto che vedete, altrimenti nessuno ci avrebbe creduto!
Traccia nel fango
Le emozioni della mattinata non sono finite qui. Proprio sulla riva, vicino alla nostra canoa, ho visto chiarissime altre grosse impronte, provenienti dall’acqua in direzione sentiero. – Di qui è passato un caimano – ha detto Moraes, come se fosse la cosa più naturale del mondo. – Non sapevo che venissero a terra! – Ho detto io preoccupato, mentre Kai impallidiva. –Certo, ci ha confermato Moraes – vengono a terra, soprattutto le femmine per fare il nido e deporre le uova, anche se non si è ancora scoperto esattamente dove. – L’idea di essere a tu per tu con un caimano fuori dall’acqua è stata sufficiente a farci saltare in canoa in un batter d’occhio! La nottata e il risveglio pieni di emozioni ci sono bastati: oggi passeremo la giornata a oziare in amaca e giocare a domino.