Tefé, venerdì 6 agosto 2010

Tefé, porta dell’Amazzonia!

(dal diario di Paola)

Dopo 13 ore di navigazione lungo un fiume interminabile, lontano dalla civiltà arriviamo a Tefé, il primo vero “centro abitato” (non mi sento di definirla città, anche se ci sono case, scuole e addirittura un ospedale). Questo insieme caotico, vivace e un po’ precario di case con tetti di lamiera e strade non asfaltate, sulle sponde del Rio delle Amazzoni, mi ricorda un po’ i paesi sub-vesuviani dell’entroterra napoletano, per il rumore costante e allegro della gente, le radio a tutto volume, i mercatini coloratissimi pieni di oggetti di ogni tipo, e soprattutto per i ragazzi e addirittura intere famigliole che sfrecciano senza casco sui motorini, a ogni ora della giornata. Mi domando dove vadano, visto che qui le strade si fermano nella foresta nel raggio di una ventina di km! L’unica vera strada che porta ovunque qui è il fiume, il grande Rio delle Amazzoni!

Dopo una gustosa colazione tropicale alla Multicultura Guesthouse, dove abbiamo trascorso la notte, i proprietari Bettina, un’antropologa olandese, e suo marito Fernando, brasiliano, ci hanno portato in gita familiare su una delle spiagge più belle che io abbia mai visto, sull’altra sponda del lago Tefé, un’insenatura grande quasi come il Lemano, che si forma nel fiume proprio davanti a Tefé. Prima di arrivare sulla sabbia bianca e soffice sull’altra sponda, abbiamo dovuto attraversare a piedi una spiaggia orrenda, proprio sotto la terrazza della guesthouse, dove invece che sabbia c’era … spazzatura (anche in questo caso una cosa in comune con Napoli…) compattata con sabbia in mezzo alle case su palafitte. Fernando ci ha detto la gente che vive nelle palafitte sulla spiaggia butta tutto quello che non usa dalla finestra, bottiglie di plastica, sandaletti brasiliani, pezzi di giocattoli, piatti e bicchieri… Tutto questo materiale (soprattutto plastica!) si compatta con il fango ogni volta che il fiume cambia livello. Secondo Bettina, queste popolazioni “ribeirinhe” (ossia che vivono sulle rive del fiume) si comportano in città come si comporterebbero nella foresta, dove utilizzano tutto quello che trovano, e buttano nella natura il poco che non utilizzano. La grande differenza è che nella foresta ci sono solo materiali biodegradabli, mentre in città ci sono soprattutto oggetti di plastica che ci mettono centinaia di anni prima di decomporsi!

Dopo la traversata di 20’ nella barchetta in metallo di Bettina e Fernando, la spiaggia spazzatura è ormai alle nostre spalle, e siamo tutti in ammirazione della lunga striscia di sabbia bianchissima e sofficissima col suo sfondo di palme, mango e altri alberi tropicali davanti a noi. Di fronte ad una vista cosi paradisiaca, nessuno di noi esita a entrare nelle acque tiepide e scure del Rio delle Amazzoni. – Fate solo attenzione a non calpestare le razze – ci avverte Fernando – a parte il loro pungiglione velenoso, non ci sono altri pericoli in questa zona. – Io per sicurezza non poggio mai i piedi sul fondo e mi lascio andare “a morto” godendomi quest’ultimo bagno nel fiume. Tra poco si parte per Mamirauà, per una settimana saremo irraggiungibili, lì c’è solo una radio per comunicare con l’ufficio di Tefé, niente telefono, telefonino o internet. E il fiume è popolato di caimani, anaconde e piranha ...


Porto Manaus

la lancia Ajato al porto di Manaus

A bordo della lancia


Navigazione lungo il fiume



Arrivo e Tefé e il porto


Multicultura Guesthouse

I tetti di Tefé

Garbage beach


Paradise Beach