Manaus Ducke, mercoledi 4 agosto 2010
Raccolta di campioni nella Foresta Ducke di Manaus
(dal diario di Kai)
Oggi andiamo a “caccia” di campioni della foresta con Ribamar, un indigeno esperto nella raccolta di foglie e piante dagli alberi, e Vanessa, una studentessa in biologia. Vanessa ha già catalogato 235 campioni ed è con noi per mostrarci come si fa la raccolta di piante per la catalogazione in un erbario. La cosa più importante è avere un esperto come Ribamar, che deve raccogliere il campione, e l’attrezzatura giusta. Ecco gli strumenti necessari: innanzitutto un binocolo, per avvistare il campione da raccogliere; questi alberi sono altissimi e il campione può trovarsi anche a 70 metri da terra! La biologa avvista il campione, lo mostra allo scalatore di alberi e lui si prepara a salire. Ribamar è attrezzatissimo: indossa lunghi stivali di gomma, per non farsi mordere dai serpenti, che si arrampicano anche loro sugli alberi. Ma come farà ad arrampicarsi lungo un tronco così alto e soprattutto così liscio, senza scivolare giù? Persino io avrei paura! Mentre Ribamar si prepara, Vanessa ci spiega che lo strumento chiave per arrampicarsi sugli alberi e nel contempo avere le mani libere per raccogliere il campione è la peconha, una specie di cintura di stoffa lunga circa un metro che si arrotola attorno ai piedi per bloccarli sul tronco, inventata dagli indigeni per andare a prendere i frutti come noci di cocco e açai, in cima ad alberi altissimi. E’ fatta di fibra vegetale flessibile e resistente, che gli indigeni prendono dagli alberi. Ribamar prepara la sua peconha creando due anelli dentro i quali infila i piedi e poi la avvolge attorno al tronco dell’albero. I piedi legati in questo modo gli permettono di arrampicarsi sugli alberi senza scivolare e di avere le mani libere per prendere i campioni. Agli indigeni basta la peconha, ma Ribamar ha anche una lunga corda attaccata alla cintura che si fa passare sopra la spalla e gli penzola da dietro, e da cui pende un gancio da alpinista, per agganciarsi ai rami in alto e evitare di cadere. Questa è una sicurezza imposta dall’INPA. Ha inoltre un lungo bastone allungabile (si dice telescopico), a cui è agganciata una cesoia, con cui raggiunge la foglia senza dover arrampicarsi fino in cima e la taglia. Poi scivola giù dall’albero aiutandosi con la corda, come se fosse un gioco da ragazzi, e consegna la foglia a Vanessa. – Questo è il nostro campione! – dice. – Che specie è? chiedo a Vanessa. – Una cecropia mi risponde lei. – E’ uno degli alberi più tipici della foresta pluviale. E’ il mio 236esimo campione!
Ribamar mi ha chiesto se volevo arrampicarmi anch’io per raccogliere una foglia. Ma nessuno di noi ha avuto il coraggio di farlo. Ci sono talmente tante foglie per terra, di tutte le dimensioni e di tutte le forme, che ci è sembrato più facile raccoglierle da terra invece di rischiare di cadere da 60 metri ! – A proposito di foglie per terra – ci ha detto Leonardo. – Lo sapete qual’è il segreto della fertilità della foresta, quello che dà nutrimento agli alberi? – La terra? – suggerisce Maxine. – Sbagliato, dice Vanessa.
– I funghi – dice Alberto – perché si decompongono rapidamente e fertilizzano la terra. – Non proprio, – dice Leonardo. – E’ vero che il fungo si decompone rapidamente ma non ce ne sono abbastanza. – Lo so! – dico io – Le foglie ! e faccio bene a rispondere per ultimo perché la risposta è quella giusta.
– Bravo Kai, dice Leonardo. Lo strato di terra in Amazzonia è molto sottile, la terra è dura e sabbiosa, quindi non molto fertile. Le migliaia di foglie che cadono dalle piante sono il segreto della crescita degli alberi. La loro decomposizione qui è molto rapida, anche grazie ai funghi, ma soprattutto perché ne cadono tantissime e il clima è molto umido.
– Allora la foresta mantiene se stessa! – conclude Alberto, che trova sempre il modo scientifico di dire le cose.
Proprio così ragazzi – dice Leonardo – avete capito il segreto dell’Amazzonia!
con Ribamar “a caccia” di campioni della foresta