Un passo in avanti nell'uso del DNA per identificare le specie botaniche.
Un gruppo di scienziati ha usato un pezzettino di DNA di per identificare 1600 campioni vegetali da due “hot spot” di biodiversità. Si tratta della più vasta verifica della tecnica di categorizzazione biologica basata sui “codici a barre DNA” mai eseguita fino a oggi.
Nonostante questo risultato, il dibattito su quale sequenza di DNA debba essere usata in questa tecnica rimane intenso. I codici a barre DNA sono sequenze di nucleotidi che variamo molto tra le specie, ma non hanno differenze significative entro una stessa specie. Questi codici possono essere usati, per esempio, per fare un veloce inventario della biodiversità in un'area protetta, o per rintracciare piante rare o in via di estinzione commerciate illegalmente.
É stato facile identificare un codice a barre adeguato per il regno animale, mentre per i vegetali il compito si è dimostrato particolarmente difficile. Diversi gruppi di ricerca in tutto il mondo hanno provato ad usare sequenze differenti, pubblicando studi e portando avanti verifiche ognuno per conto proprio. “È un tema controverso,”spiega Kenneth Cameron, direttore dell'Erbario di Stato del Wisconsin, dell'Università Wisconsin-Madison. “Sono coinvolte molte questioni politiche e grosse personalità.”
Per questo motivo Vincent Savolainen dei Royal Botanic Gardens, Kew a Londra ha deciso di eseguire un confronto di alcuni dei codici a barre fra i più noti su un campione molto vasto. La ricerca, pubblicata sui Proceedings of the National Academy of Sciences, ha analizzato la prestazione di otto codici a barre presi da 86 specie dell'Africa del sud e del Costa Rica. Due codici presi dai geni matK e trnH-psbA, usati insieme o da soli, si sono rivelati particolarmente efficaci e hanno identificato più del 90% delle specie.
Questo però non dà la risposta definitiva su quale sequenza sia la migliore a fungere da codice a barre. I ricercatori infatti hanno incontrato delle difficoltà tecniche per alcune piante. Il sospetto è che non sarà sufficiente un singolo codice. Nel corso dell'ultimo incontro del Consortium for the Barcode of Life a Taipei, Taiwan, lo scorso autunno, il Plant Working Group ha proposto tre codici: matK, trnH-psbA e un altro chiamato atpF-H. Secondo Savolainen comunque matk e trnH-psbA potrebbero essere sufficenti.
Il prossimo passo sarà la verifica su 675 specie di piante di tutti i codici a barre più in voga. La ricerca è coordinata da Peter Hollingsworth dei Royal Botanic Gardens di Edinburgo, Regno Unito, a capo della fondazione Plant Working Group. Il progetto intende studiare la riproducibilità dei risultati in laboratori differenti. I dati sono previsti per aprile. John Kress del museo nazionale di storia naturale dello Smithsonian Institution di Washington DC, è ottimista, ma anche un po' stanco delle difficoltà incontrate finora nel trovare un accordo. “Sto cominciando a pensare di spostare il mio lavoro sui moscerini della frutta,” scherza lo scienziato.
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