Nelle persone cieche, le zone del cervello che non vengono utilizzate per la vista si "riprogrammano" spontaneamente per dedicarsi a un altro senso, quello dell'udito.
Le persone che perdono la vista in giovane età spesso sviluppano capacità uditive migliori rispetto alle persone che possono vedere.
Grazie a una nuova scoperta è stato recentemente possibile dare una spiegazione scientifica a questo fenomeno.
Un gruppo di scienziati americani ha saputo dimostrare che nelle persone cieche le zone del cervello che normalmente vengono utilizzare per processare le immagini che vedono i nostri occhi vengono in parte riassegnate a una nuova funzione, quella d'udito.
Questo avviene soprattutto nelle parti più flessibili del cervello che normalmente si attivano durante la visione.
Nelle persone vedenti, un'area del cervello chiamata occipitale medio svolge un ruolo molto importante nella ricezione delle immagini visive: si tratta infatti dell'interfaccia che fa in modo che il nostro cervello reagisca agli stimoli visivi.
Alexander Stevens della Oregon Health & Science University, negli Stati Uniti, insieme a un gruppo di ricercatori ha scoperto che questa stessa area del cervello viene utilizzata per riconoscere i suoni, nelle persone che hanno perso la vista da piccole.
Nei loro esperimenti, i ricercatori hanno fatto ascoltare una serie di suoni ad alcuni volontari ciechi. Ciascun suono veniva preceduto da un breve segnale di allarme.
Dalle monitorazioni fatte dell'attività cerebrale dei volontari che partecipavano all'esperimento è emerso chiaramente che ogni volta che veniva trasmesso il segnale di avviso, si attivava nel cervello l'area dell'occipitale medio.
In questo modo hanno dimostrato che il cervello è in grado in piccola parte di "riprogrammarsi", ovvero dedicare a nuove funzioni aree che non vengono utilizzate per le funzioni abituali.
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