Tre studi basati sulla statistica hanno stabilito che le lingue parlate cambiano nel tempo in maniera discontinua, con improvvise impennate evolutive, e non in maniera graduale come si è pensato fino a oggi.
Mark Pagel dell'Università di Reading, nel Regno Unito ha recentemente pubblicato su Science uno studio in cui ha applicato alcuni strumenti statistici finora usati in biologia all'analisi di tre fra i maggiori gruppi linguistici mondiali: l'Indoeuropeo, l'Austronesiano e il Bantu.
I ricercatori hanno comparato i vocaboli più comuni di ciascun gruppo per misurare la differenza delle lingue appartenenti a un gruppo con le altre. In questo modo hanno potuto ricostruire l'”albero genealogico” dei linguaggi.
Pagel e colleghi sono partiti dall'ipotesi che se le lingue mutassero in modo costante, la distanza da ogni “ramo” fino alle radici della lingua madre dovrebbe essere la stessa. Misurando le “distanze” fra rami e radici i ricercatori hanno capito che questo non era il caso: le lingue molto diverse da quella originaria hanno infatti distanze maggiori delle altre. Questo suggerisce che ogni volta che nasce un nuovo idioma, c'è un salto evolutivo netto.
Nel 2005 Pagel aveva fatto un'analisi simile per stabilire la variazione genetica in alcune specie di albero. Allora il ricercatore aveva trovato che circa il 22% del mutamento di questi alberi è avvenuto in modo repentino, proprio come è accaduto per le lingue. Secondo Pagel una lingua si differenzierebbe da quella originaria nel momento in cui un gruppo si separa da una popolazione più grande e crea una nuova identità sociale. Nello stesso modo una mutazione genetica avverrebbe nel momento in cui i geni si adattano a un nuovo ambiente.
Saliloko Mufwene, linguista dell'Università di Chicago ritiene però che Pagel sia un po' impreciso nel descrivere l'evoluzione del linguaggio come qualcosa che avviene secondi salti temporali bruschi. “Mica si va a dormire parlando una lingua e ci si sveglia parlandone un'altra,” spiega il linguista. “Le lingue potrebbero evolvere in centinaia di anni, ma questo non è “brusco”, questo è graduale.”
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