In Brasile la produzione di etanolo da canna da zucchero da usare come biocarburante risale all’inizio degli anni Settanta, al tempo della crisi del petrolio, ed è oggi una delle più avanzate del mondo. Secondo un recente rapporto del WWF presentato alla nona Conferenza dei firmatari della Convenzione sulla Diversità biologica inaugurata a Bonn (Germania) il 9 maggio 2008, questa produzione, che è molto più efficiente di altri biocarburanti, estratti per esempio dal grano, dovrebbe avere un impatto ambientale positivo.

Tuttavia per evitare danni agli ecosistemi locali è necessario pianificare con cura. Secondo l’industria brasiliana dello zucchero, appoggiata dal governo, la produzione dello zucchero non provoca né il dislocamento delle coltivazioni a scopi alimentari né rappresenta una minaccia per gli ecosistemi, come per esempio la foresta pluviale amazzonica.

In effetti il rapporto del WWF sembra confermare queste affermazioni, in quanto emerge che la produzione di etanolo non ha un impatto significativo sulla produzione alimentare e non contribuisce alla deforestazione in Amazzonia.

Il rapporto mette in guardia a proposito dei rischi a livello regionale: la rapida espansione delle coltivazioni di canna da zucchero in zone come lo stato di San Paolo potrebbe influire sulla biodiversità e creare un sovraccarico di fabbisogno idrico.

Per evitare questi rischi, il WWF propone di adottare delle regole severe sulla scelta dei luoghi dove piantare nuove coltivazioni di canna da zucchero, con l’intento di salvaguardare le rimanenti foreste e le savane. Questo si può fare realizzando una nuova rete di aree protette nelle regioni previste per la canna da zucchero, come il Cerrado e la savana brasiliana, che è considerata una delle più importanti aree per la biodiversità nel mondo.

Il recente boom della produzione di biocarburante avvenuto nel 2003 e le previsioni di un ulteriore incremento entro il 2015 mettono tuttavia in questione l’effettiva sostenibilità dell’etanolo. Secondo alcuni esperti, presenti alla convention, il rapporto del WWF sottovaluta gli effetti indiretti che potrebbero emergere dall’espansione della produzione di etanolo, quali il trasferimento della produzione alimentare (allevamento bovini e coltivazione della soia) e l’aumento della pressione sull’Amazzonia.