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Energia verde

Dall'erba il biocombustibile del futuro

Campi

Il biocombustibile ricavato dal panico verga, una graminacea molto diffusa nelle praterie statunitensi, produce fino a cinque volte più energia di quanta ne serve per coltivarlo, come dimostra uno studio su larga scala condotto da Kenneth Vogel del US Department of Agriculture e dell'Università del Nebraska, a Lincoln. Secondo lo scienziato il combustibile ricavato da questa pianta è una fonte a bassa emissione di gas serra altamente rinnovabile.

Nello studio, gli agricoltori coinvolti hanno tenuto nota di quanta semente, fertilizzante e combustibile hanno usato, quanto spesso ha piovuto e quanto fieno hanno raccolto in cinque anni. Fattorie in zone diverse hanno prodotto quantitativi diversi, soprattutto come conseguenza delle diverse precipitazioni.

Vogel ha stimato che, in media, ricavando bioetanolo da questa graminacea si possono ottenere 60 gigajoule di energia, circa 540% di energia in più di quella spesa. Il biodisel prodotto dalla soya, invece, ha un guadagno di solo 93% di energia, mentre l'etanolo derivato dal mais arriva solo al 25%.

Si stima che il verga panico produca fino al 94% di emissioni di gas serra in meno rispetto al petrolio – cioè è quasi carboneutrale, che significa che produce quasi la stessa CO2 che assorbe durante il ciclo di vita.

La preoccupazione di molti ecologisti nei confronti dei biocombustibili è che le coltivazioni sostituiscano quelle agricole tradizionali. Ma Vogel sottolinea che per quel che riguarda questa graminacea, non ci sarà questo pericolo. “Stiamo sviluppando l'uso del verga panico ai margini dei campi statunitensi.” spiega Vogel. “Non ci aspettiamo che rimpiazzi le colture di mais, grano o altri semi oleosi.”

Nel futuro, la resa di questa graminacea potrebbe addirittura aumentare, grazie a una gestione più efficiente del territorio e delle risorse energetiche e idriche. Lo studio è pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences.

Federica Sgorbissa

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