In Australia per risolvere il problema della prolificazione dei cammelli si propone di utilizzare la loro carne nei mangimi per animali domestici.
Che ne direste se il vostro gatto si mangiasse un po' di cammello? Glenn Edwards, portavoce dei Northern Territory Parks (i parchi naturali del Territorio del Nord, uno stato federale dell'Australia), propone di utilizzare carne di cammello per nutrire gli animali domestici.
Tutto questo servirebbe a risolvere, secondo Edwards, un problema causato dall'uomo in Australia: i cammelli. Alla fine dell'Ottocento, infatti, in mancanza di altri mezzi di trasporto, si introdusse nel territorio australiano questo animale per trasportare le merci (assieme ad altri animali non autoctoni). Quando poi i cammelli non servirono più vennero abbandonati e il loro numero crebbe esponenzialmente, data la mancanza di predatori.
Ogni anno il loro numero cresce di circa l'11% e ciò costituisce un problema per le coltivazioni e per l'allevamento di ovini, tanto che il governo ha avviato un programma di decimazione controllata mediante raid aerei (contestati duramente dagli animalisti).
In realtà la carne di canguro è usata da tempo dall'industria dei mangimi animali, per cui, secondo Edwards, la carne di cammello semplicemente sostituirebbe quella dei marsupiali.
Bisognerebbe però ricordarsi che circa un decennio fa, con l'epidemia di encefalopatia spongiforme bovina (BSE) meglio conosciuta come “morbo della mucca pazza”, abbiamo assistito alle conseguenze di un'industria alimentare senza scrupoli che considera l'animale e più in generale l'alimentazione come qualsiasi altro bene economico. La causa della malattia è stata infatti la nutrizione delle vacche con mangimi animali.
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