Un particolare tipo di cellule staminali, chiamate mesenchimali, potrebbe utilizzare le stesse proprietà sfruttate nella terapia genetica per favorire lo sviluppo di tumori.
Le cellule staminali, che attualmente rappresentano una delle più grandi speranze nel campo della terapia genetica per la loro capacità di riparare tessuti e riprodurre organi, potrebbero nascondere anche un lato oscuro, come osservato in una recente scoperta.
Le stesse proprietà che le rendono così utili nella cura dei danni subiti da tessuti e organi potrebbero infatti essere sfruttate all'interno del nostro corpo dalle cellule malate nella diffusione e crescita di un tumore.
A essere tenuto sotto osservazione è un particolare tipo di cellule staminali, chiamate mesenchimali (MSC), che sono presenti nel midollo osseo e sono in grado di differenziarsi in vari tipi diversi di altre cellule.
Grazie a questa loro grande potenzialità, sono spesso considerate come ottimi candidati nullo sviluppo di nuove cure di terapia genetica.
Solitamente vengono trosportate dal sistema sanguigneo, e richiamate da tessuti danneggiati che le necessitato per rigenerarsi.
"Recentemente abbiamo scoperto che le stesse cellule vengono utilizzate anche all'interno dei tumori, seguendo lo stesso processo di attrazione", spiega Robert Weinberg del Massachusetts Institute of Technology (MIT), negli Stati Uniti.
Il gruppo di ricercatori guidati da Robert Weinberg ha dimostrato che le cellule MSC possono favorire lo sviluppo del tumore in nuove parti del corpo.
Per arrivare alla scoperta gli studiosi hanno mescolato cellule tumorali umane (in particolare, le cellule che causano il tumore al seno) e cellule MSC umane, iniettandole in alcuni topi.
In questo modo hanno osservato che le cavie hanno sviluppato molto velocemente non solo il tumore al seno, ma nel corso di soli 12 mesi le cellule tumorali hanno invaso anche i polmoni.
Un secondo esperimento è stato sviluppato in un altro gruppo di topi, nei quali sono state iniettate esclusivamente le cellule tumorali umane prese dal cancro al seno.
Questi topi hanno sviluppato il tumore, però molto più lentamente, e non in altre zone del corpo.
Gli scienziati hanno dimostrato che le cellule mesenchimali forniscono una sostanza chimica chiamata CCL5 (ovvero un tipo di citochina) che "educa" le cellule tumorali a crescere più velocemente e diffondersi a altri tessuti.
"Temiamo che sia molto probabile che la nostra scoperta sia valida anche per altri tipi di cancro, e non solo per quello al seno", spiega Robert Weinberg.
Le reazioni della comunità scientifica sono state di grande stupore e interesse per la ricerca.
"Si tratta di uno studio che potrebbe aprire la strada per nuove ricerche e approcci nel campo della terapia genetica, ora che sappiamo l'importanza delle cellule mesenchimali e della CCL5 sarà importante tenerla in conto nelle ricerche future", commenta Bertha Brodin del Karolinska University Hospital, in Svezia.
Commenti contrari arrivano invece da Jorge Burns, del Odense University Hospital, in Danimarca, che ha dei dubbi sulla validità della scoperta.
"Il problema è che esistono pochi modelli di studio accurati dello sviluppo del tumore al seno nei topi", spiega lo scienziato. "Anche se fosse verificata la presenza di cellule MSC in questo tipo di tumori, potrebbero scoprirsi effetti e relazioni diverse negli esseri umani rispetto a quelli osservati nei topi".
In generale, molti ricercatori sono d'accordo nel sostenere che si tratta di una scoperta che lascia ancora molti problemi irrisolti e che necessiterà di ulteriori verifiche.
In ogni caso, anche se la relazione tra questo tipo di cellule staminali e lo sviluppo dei tumori venisse ulteriormente verificata in futuro, come lo stesso Robert Weinberg sostiene la ricerca in questo settore non deve in nessun caso essere rallentata.
Infatti il rischio sarebbe effettivo solo nel caso in cui il paziente trattato avesse un tumore, in caso contrario questo tipo di effetti secondari non sarebbe da tenere in conto.
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