Per la prima volta è stato pubblicato uno studio che stabilisce una connessione diretta tra l'innalzamento delle temperature, l'aumento della scarsità del cibo e l'insorgere di conflitti sociali.
Che influenza ha avuto e continua ad avere il cambio climatico sulle grandi guerre causate dall'uomo nel corso dei secoli?
In apparenza molta, almeno negli ultimi 500 anni.
Ad affermarlo è una nuova ricerca, di cui si è parlato in un articolo apparso su un quotidiano americano, il Washington Post.
Si tratta di uno dei primi articoli finora pubblicati in cui si stabilisce una relazione diretta tra i grandi conflitti che hanno colpito varie aree del mondo e l'innalzamento della temperatura.
La relazione, al contrario di quello che si potrebbe pensare, è principalmente undirezionale. Ovvero, i cambiamenti climatici possono essere in molti casi considerati tra le principali cause dei grandi conflitti mondiali.
Un esempio tra i più importanti, citato proprio dal Washington Post, riguarda la guerra in Darfur (Sudan): si tratta infatti, secondo Ban Ki- Moon, segretario generale delle Nazioni Unite e autore dell'articolo, di un conflitto che nasce in gran parte dai problemi causati dall'aumento della desertificazione e dalla scarsità delle risorse naturali.
Secondo gli esperti, diventerà sempre più comune parlare di "climate refugee", ovvero "rifugiati climatici", cioè persone che sono costrette ad abbandonare i loro paesi di origine a causa di problemi generati dal cambio climatico, come ad esempio l'innalzamento del livello del mare.
Uno studio simile pubblicato recentemente ha stabilito ad esempio un collegamento tra cambio climatico e i conflitti che hanno avuto luogo in Cina negli ultimi 1.000 anni.
"Il modello su cui si basa questo tipo di analisi si basa su uno degli effetti principali e più devastanti dell'innalzamento e in generale del cambio delle temperature", spiega Peter Brecke del Georgia Institute of Technology di Atlanta (Stati Uniti). "Si tratta dell'effetto sull'agricoltura e sulle grandi coltivazioni. I suoi prinicipali effetti collaterali sono l'aumento del prezzo degli alimenti, una maggiore rischio di morte per mancanza di risorse prime, e un aumento in generale delle tensioni a livello sociale, che sfocia in violenza e spesso in grandi conflitti", conclude.
Per dimostrare la loro teoria, Peter Brecke e colleghi hanno studiato la relazione a livello mondiale tra prezzo del cibo, guerre e quantità di popolazione, a partire dal 1400. "In questo modo abbiamo dimostrato che sempre esiste una relazione tre questi tre fattori", spiega Brecke.
Secondo i ricercatori, il cambio delle temperature e la conseguente scarsità di alimenti non sono sicuramente tra le uniche cause delle guerre, ma giocano un ruolo molto importante nell'insorgere di tensioni a livello sociale.
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