Una delle tecniche più diffuse di condivisione in internet viene sfruttata per creare potenti attacchi virtuali a server di tutto il mondo
Il peer-to-peer (P2P) è uno dei sistemi oggi più diffusi di condivisione di file su internet.
Soprattutto per quanto riguarda film, software e musica ha permesso agli utenti di creare vere e proprie reti mondiali di file-sharing (ovvero condivisione di qualsiasi tipo di file), attraverso cui migliaia di computer si trasmettono informazioni ad alta velocità.
Secondo alcuni esperti, però, questo sistema è sempre più spesso sfruttato per generare attacchi virtuali da un computer all'altro, contribuendo alla diffusione di virus e spyware.
Vari esperti e ricercatori nel campo dell'informatica avevano già in passato dimostrato come le reti peer-to-peer potessero essere facilmente corrotte dall'esterno.
Uno dei fenomeni pre-annunciati è che molti computer collegati tra loro si uniscano virtualmente per attaccare un singolo computer, sovraccaricandolo di traffico finché non collassa. Questo tipo di attacco funziona anche se il computer "vittima" non appartiene alla stessa rete peer-to-peer.
Recentemente, alcuni esperti di sicurezza in rete hanno lanciato l'allarme: le reti P2P sono effettivamente sempre più spesso sfruttate per questi scopi.
"Fino a gennaio di quest'anno non avevamo mai individuato alcuna rete peer-to-peer sovvertita e utilizzata per un attacco", spiega Darren Rennick della società Prolexic, di sicurezza in internet, in un annuncio pubblicato recentemente. "Invece ora abbiamo dovuto constatare che fenomeni di questo tipo sono sempre più frequenti".
Il principio su cui si basa l'attacco consiste nel fatto che un gran numero di computer collegati assieme può facilmente avere la meglio anche sui server di grandi società, abituati a gestire notevoli quantità di dati.
Questo tipo di attacco, chiamato in inglese distributed denial of service (DDoS - ovvero "negazione del servizio"), consiste nel portare il funzionamento del server che fornisce un servizio, ad esempio un sito web, al limite delle prestazioni, finché il sovraccarico gli impedisca di funzionare.
Durante il mese di maggio 2007, ad esempio, numerosi attacchi di tipo DDoS hanno colpito i server di banche, agenzie governative e media di comunicazione in Estonia, realizzando quella che può essere considerata come una nuova forma di sciopero virtuale.
Spesso gli attacchi DDoS approfittano della presenza di un bug, ovvero di un errore nei software, per accedere a interi sistemi, fanno uso di virus informatici e creano attraverso il controllo remoto un vero e proprio esercito di computer collegati tra loro.
"Il trucco è semplice", spiega Keith Ross della Polytechnic University (Brooklyn, New York), "in tutti i sistemi di file-sharing esiste un grande database, all'interno del quale è possibile individuare dove si trova ciascun file. Per realizzare un attacco basta 'avvelenare' il database, ovvero introdurre un file fittizio, magari un brano musicale particolarmente popolare, che abbia come indirizzo l'obiettivo che si vuole attaccare". In questo modo, migliaia di computer iniziano a contattare, e quindi in un certo senso aggredire, il computer target.
Alcuni esperti sostengono l'importanza di mantenere e proteggere i network P2P, sempre più popolari e condivisi.
"Man mano che il successo delle reti peer-to-peer continua ad aumentare, il problema diventerà sempre più grande", sostiene Sanjay Rao, della Purdue University (negli Stati Uniti), che da tempo si occupa di questo tipo di problematiche.
"Una ragione per cui è molto importante iniziare a elaborare una strategia, è che questi attacchi sono molto difficili da evitare e soprattutto localizzare", aggiunge Richard Miller dell'agenzia inglese Netcraft, di monitoraggio di internet . "Rappresentano un nuovo tipo di minaccia, e ci vorrà un po' prima che la comunità internazionale che si occupa di sicurezza in rete possa reagire con le dovute strategie di difesa", conclude.
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