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Il cervello dà la dritta contro la depressione

Un nuovo modo di monitorare il cervello consiglia in anticipo i farmaci da utilizzare contro la depressione.


Un nuovo metodo per monitorare l’attività cerebrale potrà risultare più efficace per conoscere in anticipo come un paziente clinicamente depresso risponderà ai farmaci.

I farmaci per la cura della depressione impiegano in media dalle sei alle otto settimane per cominciare a funzionare. I loro effetti collaterali come mal di testa, vertigini e nausea, però, spesso si verificano immediatamente e provocano a lungo dolori prima che i pazienti comincino a stare meglio. Per questo motivo alcuni sospendono la cura dopo solo tre o quattro settimane.

In occasione della conferenza dell’Associazione Psichiatrica Americana, tenutasi lunedì scorso a San Diego, un gruppo di ricercatori guidato da Andrew Leuchter, dell’Università della California, ha dimostrato che una tecnica chiamata “encefalogramma quantitativo frontale” (fqEEG) può aiutarci a prevedere se un farmaco funzionerà o meno. Questo metodo può essere usato efficacemente già a partire da una settimana dopo che il paziente ha cominciato la cura.

I ricercatori hanno disposto cinque elettrodi sulla fronte per misurare l’attività elettrica nei lobi frontali di 111 pazienti che sono stati sottoposti al farmaco antidepressivo Lexapro (escitalopram) per una settimana. I pazienti che mostravano livelli bassi di attività venivano considerati come coloro che rispondevano bene alla cura che, dunque, continuava ancora per sei settimane. Coloro che, invece, mostravano livelli più alti di attività erano considerati incapaci di rispondere al farmaco e, a caso, o passavano a un altro farmaco chiamato Wellbutrin (bupropione) oppure continuavano con il Lexapro, nonostante i risultati negativi dell’ fqEEG.

Il 68% dei pazienti che, seguendo le previsioni dell’fqEGG, avevano cambiato farmaco, dopo sette settimane hanno risposto in modo positivo alla nuova cura. Un miglioramento, però, è stato riscontrato anche nel 35% delle persone che hanno continuato l’assunzione di Lexapro e che era stato previsto che non avrebbero risposto a questo farmaco.

Una simile procedura esiste già, come afferma Andrew Leuchter, ma non è molto usata perché richiede la disposizione di dozzine di elettrodi sulla testa del paziente, impiega circa 90 minuti per essere completata e deve essere svolta da tecnici specificamente formati. “La nuova tecnica, invece, richiede al massimo 15 minuti e può essere fatta da chiunque con una formazione medica” sostiene Leuchter.

“Ci piace dire che l’abbiamo resa talmente semplice che anche un dottore potrebbe usarlo, - scherza Leuchter, anch’egli medico - ma non importa esserlo, potrebbe farlo anche un assistente.”  Inoltre, secondo Leuchter, che lo studio fa svanire anche il preconcetto secondo il quale i pazienti che non rispondono al primo farmaco antidepressivo che provano, non risponderanno neanche agli altri circa 20 composti approvati negli USA per curare la depressione.

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