Due ricercatori spagnoli e un un gruppo di imprese americane hanno ripreso le ricerche su nuove forme di combustibili ecologici generati a partire da alghe marine
Sono tanti i vantaggi che sembrano nascondersi dietro alla scoperta di nuovi tipi di combustibili biologici generati da biomassa marina.
Non solo questi combustibili potrebbero essere un toccasana per il nostro ambiente, in quanto non producono alcun tipo di inquinante, ma potrebbero anche funzionare meglio di altri tipi di combustibili biologici, come quelli basati sulla canna da zuccherro, sulla soia, sul mais o sulle barbabietole (da cui si ricavano etanolo e biodiesel).
Le alghe utilizzate per questo nuovo tipo di carburanti vengono estratte da coltivazioni marine di fitoplancton. Le alghe, non solo hanno un rendimento maggiore degli altri tipi di coltivazioni, e permettono quindi di generare molti più litri di biocombustibile, ma durante la loro crescita svolgono anche l'importantissima funzione di assorbire anidride carbonica, che utilizzano per la fotosintesi. Inoltre, gli scarti di produzione possono essere ulteriormente utilizzati per la produzione di etanolo o di alimenti per gli animali. Niente inquinamento e nessun rifiuto di produzione, quindi.
Recentemente, alcuni gruppi di ricercatori hanno ricominciato ad occuparsi della produzione di biomasse marine per la produzione di biocarburanti.
La prima notizia arriva dalla Spagna, dove due ricercatori dell'Università di Alicante, Cristian Gomis e Bernard Stroïazzo, hanno sviluppato dopo molti anni di studio un tipo di fitoplancton particolarmente efficace. I ricercatori sono riusciti a produrre sei chili di biomassa al giorno, attraverso la coltivazione di solo due metri cubi di acqua.
Le previsioni dei ricercatori, che hanno sviluppato il biocarburante per l'impresa Bio Fuel Systems, prevedono di poter mettere sul mercato il prodotto già a partire dall'anno prossimo, e avrà quasi lo stesso prezzo del petrolio.
Anche un gruppo di imprese negli Stati Uniti, guidato dall'azienda Solix, ha ripreso le ricerche su questo tipo di biodiesel da biomassa marina, e prevede di poterlo commercializzare presto, come annuncia un articolo pubblicato sull'ultimo numero della rivista Nature.
Al momento stanno sperimentando coltivazioni di alghe non solo in ambienti aritificiali, ma anche in ambienti naturali, per renderne accessibili i costi di produzione. L'obiettivo del gruppo di aziende non è solo quello di produrre nuove forme di combustibile biologico, ma anche quello di poter "vendere" la capacità che hanno le alghe di assorbire anidride carbonica, come un sistema economico per assorbire la produzione di CO² generata dall'attività umana.
Vari gruppi di ricercatori hanno studiato in passato come perfezionare le coltivazioni di alghe che meglio si adattano all'estrazione delle sostanze oleose utilizzate per la produzione di biodiesel.
Una delle linee di studio più importanti aveva dovuto però interrompersi nel 1996, quando il National Renewable Energy Laboratory (NREL), in Colorado, negli Stati Uniti, aveva messo fine a un programma di ricerca di 18 anni che era stato dedicato allo studio delle biomasse marine.
Durante lo studio erano state identificate 300 specie di alghe che potevano garantire una migliore produzione di biocarburante, ma erano emersi anche alcuni problemi che al momento erano sembrati insormontabili. Tra questi, la difficoltà di produrre alghe su larga scala fuori dai laboratori (la loro crescita è un processo molto delicato, e una eccessiva esposizione al sole può compromettere una intera coltivazione), e quindi la probabile impossibilità di garantirne la stessa produzione durante tutto l'anno.
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