C'è la specie che ride e quella che piange dopo la CITES (Convenzione internazionale sul commercio degli animali a rischio) che si è tenuta ieri a L'Aia, in Olanda.
La settimana appena conclusa è stata molto movimentata per i pesci. Durante la Convenzione internazionale sul commercio delle specie a rischio (CITES) che si è tenuta a L’Aia, capitale d’Olanda, 169 paesi hanno bandito quasi del tutto la vendita delle razze, il cui muso dentato è fin troppo amato dai collezionisti.
CITES ha anche comunicato che dovrebbero essere controllate le esportazioni di anguille europee. Il numero di anguille, infatti, è precipitato per la sovrappesca dei piccoli che sono trasportati negli allevamenti cinesi, dove vengono fatti ingrassare per esser venduti in Giappone.
Purtroppo i controlli sull’esportazione dell’anguilla dovranno attendere finché non entrerà in vigore il piano di management approvato lunedì, in separata sede, dai ministri dell’Unione Europea.
E potrebbe non essere tutto: il piano di management per l’anguilla mira a trattenere il 60 per cento dei piccoli catturati per ripopolare i fiumi europei. Un numero che potrebbe crollare se, come probabile, il prezzo delle anguille asiatiche dovesse crescere.
Nonostante ciò, alle anguille è andata meglio che agli squali. CITES, infatti, ha rifiutato di limitare il commercio dello smeriglio e del palombo europei, sebbene i paesi europei spingessero per la scelta opposta.
I mammiferi hanno avuto una sorte appena migliore. CITES ha bandito il commercio del loris lento asiatico, una specie di nitticebo assai ambito in Giappone come animale domestico. Inoltre la convenzione ha respinto la proposta statunitense di togliere le restrizioni sulle pelli di lince così come ha annullato i tentativi giapponesi di riaprire la caccia a delfini e balene.
Allo stato attuale, però, non si sa se sarà permessa una vendita straordinaria di avorio africano, stoccato in magazzini preesistenti. Secondo i propugnatori dell’ipotesi, questa vendita sarebbe in grado di finanziare la salvaguardia degli elefanti, mentre chi si oppone teme che possa soltanto favorire il bracconaggio.
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