L'arrivo anticipato della primavera nel Circolo Polare Artico potrebbe innescare una serie pressoché imprevedibile di alterazioni in molti ecosistemi.
I ricercatori sostengono che nella regione artica la primavera è arrivata con due settimane di anticipo rispetto a dieci anni fa.
Toke Hoye e colleghi dell’Università danese di Copenhagen hanno osservato i dati dei fenomeni che annunciano l’arrivo della primavera come la fioritura delle piante e la fine del letargo di insetti, farfalle, ragni e acari.
Hanno scoperto che in media questi segnali di primavera nel 2005 giungevano 14,5 giorni prima che nel 1996. Un cambiamento che per alcune specie, come i ragni lupo, gli acari e i moscerini, misurava addirittura un mese di differenza.
“Nel breve periodo – dichiara Hoye a New Scientist – questa potrebbe anche essere una buona notizia perché, allungandosi la primavera, gli animali potrebbero avere più tempo per concludere il loro ciclo riproduttivo”.
Ma nel lungo periodo la notizia non assume connotati positivi: il riscaldamento globale, infatti, potrebbe spingere verso la regione artica alcune specie che di solito vivono più a sud. “La competizione fra specie – rivela Hoye – potrebbe far migrare quelle stanziali sempre più verso nord e da lì all’estinzione”.
Peter Convey del British Antarctic Survey, che effettua studi simili al Polo sud, sostiene la primavera anticipata potrebbe far esaurire l’acqua necessaria alle specie ben prima della fine dell’estate. Le precipitazioni, infatti, sono molto poche a quelle latitudini e le specie si affidano allo scioglimento della neve per avere riserve d’acqua. In questo modo, se la neve si scioglie prima, l’acqua per piante e animali potrebbe esaurirsi molto prima.
Questi cambiamenti potrebbero influenzare le specie di uccelli che superano l’inverno più a sud, ma migrano verso l’Artide in estate per riprodursi e per ottenere vaste scorte di cibo. Se gli uccelli, pertanto, non dovessero adattarsi, nel momento in cui giungono in quelle regioni potrebbero trovare scarsità di risorse.
La regione artica si sta scaldando a una velocità doppia rispetto al resto della Terra. Questo significa che gli uccelli miratori attraversano ambienti che stanno cambiando a differenti velocità.
“Il problema fondamentale – rivela Convey – è che potrebbero esserci frequenti disturbi al normale svolgimento della catena alimentare. Ci saranno, quindi, delle conseguenze delle quali non conosciamo la natura”.
Una primavera anticipata non significa un autunno anticipato. Questo vuol dire disturbare gli ecosistemi in modi difficili da predire. Per esempio, un esperimento fatto in laboratorio verso la fine degli anni Novanta ha mostrato che una specie di afidi potevano cambiare le loro abitudini riproduttive a causa di una estate prolungata. Ma nessuno sa se tutto questo può accadere fuori dal laboratorio.
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