La semplice regolazione della pesca non basta a proteggere gli ambienti più delicati e complessi come le distese fangose lasciate dalle maree, dove gli uccelli migratori si fermano a riposarsi e a rifocillarsi. Ci vuole un programma di sviluppo sostenibile
Un quarto dei piovanelli maggiori d’Islanda (Calidris canutus islandica) sono morti dal 1988, perché un’importante zona protetta in Olanda, dove gli uccelli si fermano per riposarsi e approvvigionarsi, era insufficiente a garantire la loro sopravvivenza.
Questo piccolo uccello acquatico compie una delle più lunghe tratte migratorie che si conoscano: vola per circa 16 000 chilometri ogni anno tra l’Artico e l’emisfero meridionale. Durante la migrazione il piovanello maggiore si ferma per riposarsi nelle distese fangose lasciate dalle maree che si trovano sulla sua rotta. Una delle tappe importanti si trova nel mare di Wadden, in Olanda, dove i piovanelli si fermano per fare rifornimento di molluschi.
“Per ridurre il peso, i piovanelli maggiori migrano con ventrigli (l’organo che serve per rompere i gusci dei molluschi) piccoli e atrofizzati” dice Jan van Gils dell’Istituto reale olandese di Ricerche Marine a Texel. Quando arrivano nelle distese fangose i ventrigli si ingrossano in modo che possano contenere i gusci dei molluschi che mangiano.
Le distese fangose del Mare di Wadden sono considerate un monumento naturale e sono protette con dei trattati intergovernativi. Malgrado ciò, dal 1960 e il 2004, quando la conservazione dell’ambiente della costa era tenuto in grande considerazione, il governo olandese ha autorizzato l’uso di draghe che aspirano l’acqua con pompe a motore ad alta pressione
L’aspirazione con le pompe rende il fango meno morbido e quindi meno adatto ai molluschi, che in cinque anni sono rimpiccioliti: il rapporto tra mollusco vero e proprio e guscio è diminuito dell’11%.
Van Gils e colleghi hanno misurato le dimensioni dei ventrigli degli uccelli usando gli ultrasuoni, e hanno scoperto che durante la sosta al mare di Wadden, i piovanelli più piccoli non riuscivano a ingrossare il ventriglio abbastanza rapidamente da raccogliere gli striminziti molluschi in numero sufficiente a sostentarli per la successiva tappa del viaggio. Di conseguenza molti non sono sopravvissuti fino al termine della migrazione.
Da quando l’uso delle pompe aspiranti è stato interrotto non si è verificato nessun recupero, afferma van Gils, dato che il fango è rimasto ruvido. Altre zone di mare simili sono affette dallo stesso problema, aggiunge, perché la “protezione” spesso si limita a regolare la pesca. Tuttavia le reti alimentari nel mare sono così complesse che questo non basta.
“L’idea giusta è sfruttare le risorse in modo sostenibile. E abbiamo dimostrato che questo non è stato fatto nel caso del Mare di Wadden olandese,” conclude van Gils che ha pubblicato la sua ricerca su “PloS” (DOI: 10.1371/journal.pmed.0030376).
Debora MacKenzie
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