La collisione tra il subcontinente indiano e la zolla asiatica produce enormi quantità di energia che vengono imprigionate nelle profondità terrestri sotto il massiccio dell’Himalaya. Vengono liberate sotto forma di devastanti megaterremoti ogni circa 1000 anni
Sotto il massiccio dell’Himalaya sono imprigionate enormi quantità di energia, che possono venire liberate solo in seguito a colossali terremoti che, dicono gli scienziati, avvengono in quella zona ogni circa 1000 anni.
Lo studio suggerisce che i terremoti avvenuti negli ultimi 200 anni nell’Himalaya centrale, sebbene catastrofici, sono niente in confronto con quello che è avvenuto nel passato, e che si ripeterà nel futuro.
L’energia viene prodotta dalla collisione tra il subcontinente indiano e l’Asia; il movimento delle due zolle continentali è stato seguito usando la tecnologia GPS.
Il fatto che venga prodotta e immagazzinata così tanta energia dipende dalla natura delle due zolle che, essendo continentali, sono formate da rocce a densità relativamente bassa. Quando la pesante crosta oceanica si immerge sotto la placca continentale, una zolla più pesante e densa che si insinua sotto una più leggera. Nella zona dell’Himalaya, invece, entrambe le zolle si contendono la zona sulla superficie del pianeta. Durante la collisione viene così generata un’elevata frizione che produce una grande quantità di energia che rimane poi imprigionata sotto il massiccio.
Queste riserve di energia vengono parzialmente consumate durante i grandi terremoti di magnitudine tra 7,5 e 8,2, ma non vengono esaurite completamente. Ogni circa 1000 anni, invece, avvengono dei megaterremoti di magnitudine 8,4-8,6. Secondo il responsabile della ricerca Roger Bilham dell’Università del Colorado, solo terremoti di questa intensità potrebbero liberare tutta l’energia.
I dati storici mostrano che nel Medioevo avvennero tre megaterremoti che devastarono la zona dell’Himalaya. Nel 1100 fu colpito il Nepal orientale. In base alle previsioni di Bilham e del suo collega Nicole Feldl il rischio di un megaterremoto è superiore a quanto si pensasse, malgrado non possa ancora essere previsto il momento in cui si scatenerà.
Nel 1934 un terremoto di magnitudine 8,2 uccise 13 000 persone. Eppure, avverte Bilham, non è stato sufficiente a esaurire l’energia imprigionata sotto l’Himalaya, e la regione non è al sicuro da un ulteriore evento ancora più devastante.
“Penso che questo studio debba essere preso seriamente,” dice Roger Musson, un sismologo della British Geological Society. Musson pone l’attenzione sull’ipotesi degli autori della ricerca che il fatto che sia avvenuto un forte terremoto non significa che sia impossibile che ne capiti un altro ancora più intenso nella stessa zona.
“Secondo l’opinione comune, se è capitato un terremoto in un posto, dopo non ne capitano più, e quello diventa un posto sicuro per vivere,” dice Bilham. Invece la sua ricerca suggerisce che nell’Himalaya se il terremoto non è sufficientemente intenso da prosciugare l’energia immagazzinata nel massiccio, allora nella stessa zona ci si deve aspettare un altro terremoto più intenso se il primo era inferiore alla magnitudine 8.
Questo, sostengono gli scienziati, può spiegare perché il terremoto di 7,8 di magnitudine avvenuto in Nepal nel 1833 fu seguito da un altro soltanto 101 anni dopo.
“Implica anche che la regione del Kangra del terremoto del 1905, considerata finora immune da un altro imminente evento catastrofico, potrebbe essere colpita da un terremoto di magnitudine superiore,” è quanto scrivono Bilham e Feldl su “Nature” (vol 444, p 165).
Catherine Brahic
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