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Estinzione per soffocamento

Un collasso climatico e ambientale alle radici della grande estinzione del Permiano e del Triassico.

La più grande estinzione della storia, quella tra le epoche geologiche del Permiano e del Triassico 250 milioni di anni fa, uccise per soffocamento. La teoria, avanzata sulle pagine della rivista Science, da Kliti Grice della Curtin University of Technology di Perth, smentisce cosí l'idea che a questa estinzione potesse essere associata la caduta di un corpo celeste, un asteroide o una cometa.

Secondo la Grice, l'evento, che causò l'estinzione del 90% delle specie marine e del 70% di quelle terrestri, avvenne gradualmente nel corso di milioni di anni e fu dovuto a un collasso ambientale. Gli oceani diventarono infatti poveri di ossigeno e furono dominati da un tipo di batteri verdi che producevano soprattutto acido solfidrico.

Non è ben chiaro che cosa abbia innescato questo cambiamento. "è certo però — dice la Grice, che ha studiato la chimica dei fondali oceanici — che gli oceani erano molto diversi dagli attuali, stagnanti e fangosi, senza una grande circolazione di acque". Gli oceani diventarono cosí un ambiente inospitale e tossico per la maggioranza delle forme di vita. La prova è nell'aumento delle tracce fossili di questi batteri nei sedimenti oceanici proprio nel periodo corrispondente all'estinzione.

Un altro studio, pubblicato sullo stesso numero di "Science", evidenzia anche un altro fattore e cioè un graduale declino nel numero di fossili di rettili, anfibi e altri vertebrati, prima della fase finale dell'estinzione. Peter Ward dell'Università di Washington in America, autore di questa ricerca, sottolinea anche come non ci siano tra i fossili tracce di un impatto meteorico.

Secondo gli scienziati, quindi, la grande estinzione potrebbe essere stata un evento causato da più fattori. Eruzioni vulcaniche e movimenti delle placche tettoniche avrebbero potuto aprire la strada all'accumulo di acido solfidrico negli oceani, poi potenziato dalla presenza dei batteri. Questi mari stagnanti si sarebbero accompagnati a un inverno globale causato dalle polveri emesse dalle eruzioni. Le polveri avrebbero però consentito nel lungo periodo l'accumulo di gas a effetto serra che avrebbero riscaldato la temperatura del pianeta. La nuova ondata di caldo avrebbe fatto rilasciare il metano congelato sul fondo del mare, provocando un ulteriore riscaldamento e dando cosí il colpo di grazia a gran parte delle specie allora viventi.

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