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Statua nasconde il catalogo stellare di Ipparco

Secondo un astronomo americano una copia del catalogo sarebbe scolpita sul globo sostenuto dall'Atlante Farnese del Museo di Capodimonte.

Sulle spalle dell'Atlante Farnese del Museo archeologico di Capodimonte a Napoli c'è la mappa stellare disegnata dal padre dell'astronomia Ipparco più di 2000 anni fa. Lo ha scoperto lo storico dell'astronomia, Bradley Schaefer della Louisiana State University.

La statua rappresenta il titano Atlante che dopo essere stato sconfitto da Zeus viene condannato a reggere sulle sue spalle il peso di tutto l'universo. Nella statua, che è una copia romana di un originale greco e che, molto probabilmente, decorava la biblioteca del Foro Romano, si vede Atlante che si contorce sotto il peso del Globo che rappresenta la volta celeste. Sulla sfera che sta sulle spalle del gigante sono scolpite una serie di figure che, secondo i greci e poi i romani, rappresentavano le costellazioni dello zodiaco.

Ebbene, secondo Schaefer, dietro a quelle rappresentazioni mitologiche ci sarebbe l'opera dell'astronomo greco. Ipparco fu infatti l'autore del primo catalogo stellare e quello custodito nelle sale del museo napoletano sarebbe una fedele riproduzione di questo suo catalogo.

Schaefer ha riportato le coordinate delle stelle rappresentate sulla scultura su una mappa e le ha confrontate con quelle generate al computer calcolando le coordinate e i moti stellari indietro nel tempo fino a 2130 anni fa. Non tutte combaciano esattamente, a causa dei plausibili errori umani dello scultore, ma la data più verosimile sembra essere proprio quella del 125 a.C, il periodo nel quale, secondo le testimonianze degli antichi, in particolare di Tolomeo, Ipparco aveva elaborato il suo catalogo stellare.

"Fino ad ora — ha spiegato Costantino Sigismondi professore di Storia dell'Astronomia all'Università La Sapienza — Schaefer aveva dimostrato che l'unico catalogo stellare pervenutoci, quello di Tolomeo nell'Almagesto, era stato effettivamente compilato da Tolomeo ad Alessandria d'Egitto solo per tre quarti, mentre l'altro quarto delle stelle del catalogo mostravano degli errori di posizionamento come se fossero stati osservati da Rodi, che si trova più a Nord. Da questo Schaefer dedusse che Tolomeo aveva usato un quarto dei dati elaborati da Ipparco proprio a Rodi tre secoli prima di lui, correggendoli per la precessione degli equinozi".

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