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La placenta della discordia

Un nuovo studio americano basato sui fossili posticipa la comparsa dei mammiferi placentati. Ed è subito polemica con i sostenitori della genetica molecolare.

Loris Tardigradus

Gli antenati mammiferi di topi e uomini giravano a rotta di collo fra le zampe dei dinosauri.

 

Basandosi sui ritrovamenti fossili, i nostri antenati mammiferi non si separarono nei gruppi odierni dei placentati e dei marsupiali prima dell’estinzione dei dinosauri alla fine del Cretaceo, circa 65 milioni di anni fa.

 

Questo, almeno, è quanto sostengono John Wible e colleghi del Museo di Storia Naturale Carnegie di Pittsburgh, Pennsylvania, che hanno comparato i fossili dell’ultimo periodo del Cretaceo con i moderni gruppi di placentati.

 

I biologi considerano la prima separazione tra i moderni gruppi di mammiferi come il segno distintivo dell’origine dei placentati. Non solo, per loro è anche un punto chiave della storia dell’evoluzione.

 

Le comparazioni di Wible, però, non hanno trovato alcuna corrispondenza fra i fossili del Cretaceo e i gruppi moderni. Wible, pertanto, conclude che i gruppi di mammiferi placentati si sono separati appena dopo il Cretaceo per poi avere un’esplosione evolutiva in grado di riempire le nicchie lasciate libere dai dinosauri estinti.

 

Le conclusioni di Wible tendono a rafforzare le convinzioni dei paleontologi, ma contraddicono quelle generate dagli studi di genetica molecolare che fissano la comparsa dei placentati fra gli 80 e i 140 milioni di anni fa.

 

“Siamo del tutto in disaccordo con i dati molecolari” chiosa Wible. Il paleontologo americano, però non si ferma qui e accusa gli studi genetici di essere incapaci di trovare le evidenze scientifiche dell’esplosione dei mammiferi nel periodo post-Cretaceo.

 

A questo punto la domanda sorge spontanea: sono i paleontologi a essere a corto di documenti fossili oppure la genetica molecolare non è in grado di spiegare le grandi diversificazioni evolutive? “Bisogna considerare entrambe le posizioni molto seriamente”, osserva in maniera assai diplomatica Rich Cifelli del Museo di Storia Naurale di Norman, in Oklahoma.

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