Alcune persone sentono un gusto associato alle parole. Questa capacità si chiama sinestesia lessico-gustativa. Sembra che questa esperienza sia legata al concetto e non al suono della parola
Si aprono forse delle nuove prospettive su uno degli aspetti più stupefacenti legati alla parola, con la scoperta che, per almeno un tipo di sinestesia, il significato di una parola è la chiave per accedere alla sensazione provata.
Per alcune persone basta menzionare una parola per sentire un determinato gusto sulla lingua. “Montagna” può evocare, per esempio, il gusto di salame, mentre “Michelle” può evocare il bianco dell’uovo.
Le persone che sperimentano questa condizione sono caratterizzate da quello che si chiama sinestesia lessico-gustativa, e per molte di queste persone ogni parola è associata a un gusto. Alcuni riescono a sentirne il gusto, anche se non riescono a ricordare la parola esatta.
I sinestetici hanno la tendenza a sentire lo stesso gusto per parole con suoni simili. Un soggetto, per esempio, non solo associa alla parola “mince” (menta) il gusto della menta, ma sente lo stesso gusto anche in associazione alla parola “prince” (principe) e “cinema”. Sembra quindi che il gusto sia legato al suono della parola.
Julia Simmer dell’Università di Edinburgo e i suoi colleghi, Jamie Ward dell’University College di Londra, entrambi in Gran Bretagna, hanno mostrato 96 immagini di oggetti poco noti, come un gazebo, una geisha, un metronomo, a sei soggetti con sinestesia lessico-gustativa.
In tutti i soggetti eccetto uno, gli oggetti hanno suscitato una senzazione gustativa sulla lingua: le persone riconoscevano gli oggetti ma non riuscivano a ricordare come si chiamavano, né con quale lettera cominciava il nome o quante sillabe conteneva la parola. I ricercatori hanno scoperto che queste persone riuscivano comunque a identificare il gusto evocato dall’oggetto. Una donna, per esempio, incapace di ricordare la parola “grammofono”, ha dichiarato di sentire gusto di cioccolato, esattamente il gusto che per lei è associato a quella parola.
Secondo Simmer, questo dimostra che è il significato della parola — e non il suono della stessa — a evocare la senzazione di gusto in queste persone. La scienziata pensa che le associazioni si formino nell’infanzia (“Nature”, vol. 444, p. 438).
Phil Merikle, dell’Università di Waterloo in Ontario (Canada), ha condotto delle ricerche su soggetti con sinestesia che associano i numeri ai colori. Ha scoperto che nel calcolo artimetico semplice, queste persone riescono a fare i calcoli più velocemente se vedono il colore associato al numero corrispondente alla risposta corretta. “È il concetto che evoca l’esperienza sinestetica,” dice Merikle in accordo con Simmer.
Alison Motluk
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