Bastano vent’anni di ulteriori disboscamenti per produrre danni gravi alle foreste tropicali pluviali, e rischiare così di distruggere la loro capacità di controbilanciare il riscaldamento globale
Secondo gli scienziati il disboscamento delle foreste tropicali pluviali produce devastazioni più durature e insidiose di quanto creduto finora.
Quando i taglialegna e i guardiaboschi ripuliscono delle zone della giungla, le porzioni di foresta che rimangono si modificano molto più rapidamente di quanto avessero previsto gli ecologisti, in base a una famosa ricerca sulla frammentazione del Brasile centrale sul lungo periodo.
Gli scienziati hanno condotto un censimento su alcune specie di alberti distribuiti su 40 appezzamenti da un ettaro di foresta pluviale a partire dai primi anni Ottanta, all’epoca in cui i guardiaboschi avevano tagliato ampi appezzamenti di foresta lasciando dei pezzi delle dimensioni variabili tra 1 a 100 ettari.
William Laurance, un ecologista tropicale del Smithsonian Tropical Research Institute di Balboa (Panama), e i suoi colleghi hanno analizzato i dati del censimento per confrontare appezzamenti situati vicino ai margini della foresta con quelli di foresta sviluppata situati nelle zone più interne. Hanno scoperto che è più probabile che le zone ai margini perdano le loro specie di alberi originarie, a causa dei danni provocati dal vento e dalla siccità, e acquisiscano invece specie colonizzatrici a crescita rapida.
Questi cambiamenti fanno sì che la foresta diventi meno stabile e meno sviluppata rispetto alla foresta che non è stata disturbata dagli interventi umani, anche se il numero totale di specie di alberi presenti su ogni appezzamento rimane approssimativamente lo stesso. Inoltre i nuovi alberi tendono a rimanere più piccoli e a crescere meno fitti rispetto a quelli originari che hanno rimpiazzato: così il cambiamento rappresenta una riduzione netta delle riserve di carbonio, una prospettiva che minaccia la capacità della foresta di controbilanciare il riscaldamento globale.
“Bastano vent’anni — un breve istante per un albero millenario — e l’ecosistema sarà gravemente danneggiato,” dice Laurence.
La ricerca è stata pubblicata su “Proceedings of the National Academy of Sciences” (DOI: 10.1073/pnas.0609048103)
Bob Holmes
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