Il getto, prodotto durante l'eruzione del 2000, è stato causato da gas supercompresso. La teoria avanzata sulla rivista "Nature".
L'eruzione che ha sconvolto l'Etna nel corso del 2000 ha avuto una particolarità. Ha lanciato in aria un getto di lava che ha toccato l'altezza di 600 metri dal cratere. Per anni gli scienziati si sono domandati come questo getto fosse potuto arrivare cosí in alto. Ora, una ricerca pubblicata sulla rivista "Nature" spiega che la causa è stata la pressione di un miscuglio di gas che si è liberata nel corso del fenomeno vulcanico.
La ricerca è stata condotta da Patrick Allard, Mike Burton e Filippo Muré del CNRS, il Consiglio delle Ricerche francese e dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).Nell'articolo i tre ricercatori spiegano che le misurazioni della lava fatte con strumenti agli infrarossi hanno permesso di trovare percentuali di gas non previste.
I gas trovati dalle analisi sono risultati essere cloro, zolfo e anidride carbonica e dovrebbero essersi accumulati in una specie di serbatoio a circa un chilometro e mezzo al di sotto del cratere. Le percentuali in cui sono presenti nella lava sono diverse rispetto a quelle che si trovano comunemente sull'Etna.
Secondo alcune ipotesi iniziali, il getto di lava poteva essere cosí ricco di gas da mettersi a spumeggiare (come una lattina di una bevanda gassata agitata) man mano che saliva verso la superficie. I dati raccolti dai tre scienziati sembrano però sconfessare questa ipotesi, anche in analogia con fenomeni simili che si sono verificati nei vulcani hawaiani. E quindi l'ipotesi più probabile diventa quella dell'intercettamento da parte del magma in risalita verso il cratere di un serbatoio di gas, che poi avrebbe "sputato" fuori ad altezze molto elevate la lava.
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