La straordinaria attività registrata da ricercatori tedeschi non può essere però l'unica causa del riscaldamento globale.
Le macchie solari non sono mai state così attive negli ultimi 8 mila anni. La notizia arriva da una ricerca pubblicata su "Nature" da un gruppo di ricercatori del Max-Planck-Institut für Sonnensystemforschung di Katlenburg-Lindau, in Germania guidati da Sami Solanki. Le macchie solari sono concentrazioni superficiali del campo magnetico della stella e sono collegate con l'energia emessa dal Sole: più macchie solari ci sono maggiore è la quantità di energia emessa.
Questi fenomeni sono regolarmente registrati dal 1610, ma i ricercatori tedeschi sono riusciti a ricostruirne l'andamento andando anche più indietro nel tempo, analizzando isotopi radioattivi estratti da alberi millenari e ghiaccio polare. Il metodo è stato calibrato sui risultati delle osservazioni, verificando che i dati ottenuti dall'analisi radioattiva coincidessero con l'andamento registrato delle macchie solari. Hanno quindi estrapolato un modello che descrive l'andamento delle macchie nei secoli precedenti al Seicento. Hanno così scoperto che gli ultimi 60 anni rappresentano un picco dell'attività con un massimo nella frequenza delle macchie.
In media, infatti, negli ultimi 11 400 anni si sono avute 30 macchie solari l'anno, contro le 75 dell'ultimo periodo. Inoltre, i periodi di massima attività solare sono rari: si sono verificati solo nel 10% del periodo studiato e mai per un tempo così prolungato. Rimane aperta la questione se questa attività solare straordinaria sia correlata con il riscaldamento globale. Secondo gli scienziati questa non può essere l'unica causa dell'aumento di 0,5 gradi centigradi della temperatura media registrato negli ultimi 30 anni. "Si tratta di un aumento troppo grande per essere attribuito solo alle macchie solari", dicono gli studiosi.
Le tracce del prodotto scoperte in un vasetto di 1800 anni fa.
Io, Ganimede e Callisto si allineano per offrire una spettacolare immagine del gigante del Sistema solare.
I raccolti dei cereali sono in crisi in tutto il mondo, colpa dei problemi legati ai cambiamenti climatici. E questo potrebbe riflettersi sui prezzi.
Calo dell'80% in pochi decenni del krill, l'anello principale della catena alimentare dei mari antartici.
L'esplosione di una supernova 2 milioni e 800 mila anni fa potrebbe aver causato i cambiamenti climatici che spinsero gli ominidi ad abbandonare le foreste.
La reazione a catena controllata scoperta nelle rocce ricche di uranio di Oklo è dovuta alla presenza di acqua.
Quattro anni di studi hanno dimostrato che il riscaldamento globale inizia a mostrare i suoi effetti sulla regione artica.
Il passaggio ravvicinato della sonda Cassini-Huygens non ha ancora svelato del tutto le caratteristiche della superficie della luna di Saturno.
L'indizio cruciale è stata la velocità della stella compagna, tre volte superiore a quella delle altre stelle vicine.
Battezzato Homo floresiensis, appartiene alla grande famiglia dell'Homo erectus.
La Commissione riflette sulla debacle dei premi Nobel con sei vincitori americani e due israeliani.
La rivista "Newsweek" ha scelto le dieci tecnologie di domani che potrebbero cambiare radicalmente il nostro modo di vita.
Un vetrino da laboratorio con cellule cerebrali di un ratto è riuscito a pilotare con successo un simulatore di un aereo americano.
Le maree potrebbero favorire gli eventi sismici, almeno secondo un articolo pubblicato sulla rivista "Science".
Buona qualità, ma scienza insegnata senza alcun rapporto con la società. Ecco i problemi dei testi scientifici italiani.
Secondo i sindacati, l'Agenzia Spaziale Italiana attraversa un periodo difficile e intanto una proposta di legge vuole assegnarla al controllo della Presidenza del Consiglio.
Recenti analisi demografiche dimostrano che il tasso di fecondità più alto si ha in quei paesi dove il numero di matrimoni è minore.
Si tratta di astri con un movimento inusuale che potrebbero aver alterato la loro orbita per effetto dei bracci della Via Lattea.
Un gruppo di ricercatori guidati da Ignazio Ciufolini pubblica su "Nature" i risultati delle sue misurazioni dell'effetto di trascinamento dello spazio previsto dalla relatività.